venerdì 21 maggio 2021

Non ci resta che piangere (1984) di Roberto Benigni, Massimo Troisi

Nel 1984 il maestro elementare Saverio e il bidello Mario, per evitare la lunga attesa ad un passaggio a livello chiuso, imboccano con l'auto un viottolo di campagna in quel di Frittole (FI), si smarriscono, restano in panne con il veicolo e, sorpresi da un forte temporale, si rifugiano in una strana locanda isolata. Il mattino dopo si risvegliano nel 1492 ("quasi 1500"). Dopo lo sconcerto iniziale cercano di adattarsi a quel mondo di cui hanno letto nei libri di storia, pur facendo valere, furbescamente, la loro inevitabile posizione di conoscenze superiori. Sulla spinta di Saverio, i due partono alla volta di Palos, per trovare Cristoforo Colombo e fermarlo prima della sua partenza, per impedirgli di scoprire l'America. In questo modo, secondo le idee dello strampalato maestro, sua sorella Gabriellina, infelicemente innamorata di un ragazzo statunitense, non patirà le pene d'amore. Ovviamente i due mattacchioni ne combineranno di ogni. Stravagante commedia fantastica scritta, diretta e interpretata dalla coppia di mattatori comici Roberto Benigni e Massimo Troisi, in un momento di enorme successo per il secondo e di costante ascesa per il primo. E' un film leggero, esile, a tratti confuso e pasticciato, evidentemente strampalato nel suo assunto surreale, ma divertentissimo, gradevole e straripante della naturale simpatia dei due attori, con Troisi nel solito ruolo del napoletano indolente e lunare, e Benigni in quello del clown toscanaccio tutto frizzi e lazzi. In altra parole i due, più che recitare, ripetono le battute, ma sono sè stessi. L'alchimia della strana coppia funziona a meraviglia e stranamente i due comici non hanno più lavorato insieme dopo questa occasione (anche per la morte prematura di Troisi nel 1994), nonostante l'incredibile boom al botteghino italiano del film (miglior incasso in assoluto della stagione 1984-85). Tra le numerose gag entrate nell'immaginario popolare, almeno tre sono memorabili: la lettera a Savonarola (esilarante omaggio-ricalco della scena analoga di Totò, Peppino e la... malafemmina), il passaggio della dogana ("sì, ma quanti siete? un fiorino!") e la partita a scopa con Leonardo Da Vinci (una maniera spiritosa per millantare che un bidello di oggi ne sa più di un genio del passato). Esiste anche una versione estesa del film: più lunga di mezz'ora, passata solo in televisione e con un finale diverso. E' un cult assoluto del cinema comico italiano, un piccolo monumento al buon umore.
 
La frase:
- "Ricordati che devi morire"
- "Si si ... mò me lo segno proprio ...
 
Voto:
voto: 3/5

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