Messico, 1518: nelle selvagge foreste dello Yucatan il giovane cacciatore Zampa di Giaguaro vive insieme a sua moglie, incinta, in un pacifico villaggio. Ma un giorno subiranno il brutale attacco dei feroci holcane che porteranno morte e devastazione, bruciando le case, uccidendo i vecchi e i deboli e facendo prigionieri i più giovani, destinandoli ai sanguinosi sacrifici umani compiuti periodicamente dai sacerdoti maya per propiziarsi il favore degli dei. Ma il coraggioso Zampa di Giaguaro, prima di cadere nelle mani dei predoni, riesce a nascondere la moglie in un pozzo naturale, salvandola così da morte certa. Scampato miracolosamente all'efferato rito pagano del sacrificio, grazie a una serie di incredibili circostanze, il nostro riesce a scappare e inizia una pericolosa fuga attraverso la giungla, braccato da tenaci inseguitori, nel tentativo di raggiungere la sua donna e il figlio che sta per nascere. Grande avventura epica, violenta e iper-realista, in perfetto stile
Gibson: radicale, cruento, inattendibile ma estremamente curato dal
punto di vista visivo. Con tutti i suoi evidenti difetti è il miglior film del
regista americano per il possente respiro avventuroso che lo sostiene.
Ma è impossibile tacere delle tantissime esagerazioni "all'americana" e
dei numerosi strafalcioni storici e linguistici in esso contenuti. Come al solito il
"realismo" di Gibson è unilaterale e di maniera più che di sostanza, volto a suscitare uno scioccante "ricatto" emotivo per fini puramente commerciali. La
discutibile scelta di mostrare solo gli aspetti più sanguinosi e
primitivi della cultura Maya (ignorando del tutto le loro conquiste in
altri campi come astronomia, architettura e ingegneria) costò accuse di
apologia del colonialismo al controverso regista. Lo stesso dicasi per la discutibile scelta della lingua usata dagli attori non professionisti, ovvero un dialetto yucateco che ha ben poco a che spartire con l'idioma originale degli antichi Maya. Al di là degli evidenti difetti
rimane un avvincente spettacolo cinematografico da vivere tutto d'un
fiato come la folle corsa del suo atletico protagonista, ma con una notevole sospensione dell'incredulità.
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