Giovanni Vivaldi, impiegato del ministero di servile scaltrezza, fa di tutto per aiutare il figlio Mario, ragioniere non molto sveglio, a superare un concorso ministeriale che prevede un vincitore ogni cinquanta candidati. Sotto la guida del suo responsabile, il viscido dottor Spaziani, il nostro arriva persino a iscriversi a una loggia massonica pur di aiutare il figlio. Ma proprio nel giorno delle prove scritte il giovane Mario viene tragicamente ucciso da una pallottola vagante sparata da un rapinatore in fuga. Pazzo di dolore e furibondo con la giustizia che non riesce a trovare il colpevole, Vivaldi, che ha visto in faccia il criminale omicida, riesce a scovarlo, lo segue, lo rapisce, lo imprigiona in un casolare di campagna e sfoga su di lui la sua rabbia di cittadino tradito. Molto si è disquisito sul film con il quale terminerebbe il periodo
d'oro della commedia all'italiana. C'è chi l'ha identificato in C'eravamo tanto amati (1974), considerato una sorta di "summa" di canoni e temi del genere, chi invece preferisce Amici miei (1975) o Pasqualino settebellezze (1975), ma, a mio avviso (anche se il genere si protrarrà fino almeno a Speriamo che sia femmina (1985) di Monicelli e La famiglia
(1987) di Scola) il titolo più appropriato appartiene proprio a questo film amarissimo e spiazzante
interpretato, in maniera splendida (probabilmente la sua
prova d'attore più alta), dall'immancabile Sordi. E' infatti il film in più vertiginoso equilibrio tra
commedia e tragedia e quello in cui il disgusto per la ferocia dei tempi
segna irrevocabilmente la frattura tra la capacità della commedia
all'italiana di sintonizzarsi con i fenomeni di costume e
l'inarrestabile deriva degli stessi verso l'imbarbarimento (e la resa
del cittadino ad un'opaca assuefazione), donde, in sintesi,
l'inadeguatezza di un approccio all'attualità con gli antichi e ormai
superati strumenti della commedia. Capolavoro grottesco, che alterna
abilmente farsa e dramma e che segna definitivamente, con i suoi toni
autunnali, la fine di un età gloriosa del nostro cinema. Grande il cast con Alberto Sordi, memorabile, accompagnato da Shelley Winters, Romolo Valli e Vincenzo Crocitti.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento