domenica 15 dicembre 2013

La grande guerra (1959) di Mario Monicelli

Durante la prima guerra mondiale il romano Jacovacci e il milanese Busacca sono due pavidi scansafatiche che cercano di imboscarsi per evitare il pericolo. Spediti al fronte si trovano a fronteggiare, loro malgrado, gli orrori e le fatiche disumane della guerra senza mutare il loro atteggiamento codardo. Quando vengono catturati dal nemico austriaco e messi di fronte a un tragico ultimatum (rivelare un'informazione strategica o morire fucilati) i due uomini sapranno riscattare la loro vigliaccheria. Capolavoro coraggioso di Monicelli che, come segno evidente della maturazione del genere Commedia all'italiana, riesce ad affrontare argomenti tragici (fino ad allora solo celebrati da scialbe agiografie) con gli strumenti della commedia. In questo film Monicelli riesce ad operare una rilettura critica (e dolorosa) dei massacri di poveri proletari durante al guerra del '15-'18, rimuovendo molti tabù patriottardi e vincendo persino un Leone d'oro a Venezia. Grande cast con due grandi istrioni (Alberto Sordi e Vittorio Gassman), ma su tutti rifulge il talento del primo nel conciliare comicità, riflessione e dramma. E' da notare, a questo proposito, che la felicità espressiva e la spinta creativa che investirono il nostro intero cinema in quel periodo, produssero non solo film eccezionali, ma aiutarono il pubblico a riflettere su aspetti della storia (ma anche della cronaca, del costume e della società in genere), senza pesantezze seriose, ma con gli strumenti ad esso più graditi della satira e del divertimento (che peraltro, nella commedia "all'italiana", non è quello precipuamente incline all'evasione delle commedie "all'americana", e questa è una differenza sostanziale). In questo film quasi tutto è straordinario, ma una menzione speciale la merita l'equilibrio miracoloso che l'autore riesce a dare alle diverse anime dell'opera: epica e antiretorica, farsa e tragedia, meschinità ed eroismo. Un altro capolavoro affine a questo è Tutti a casa di Comencini.

La frase: "E allora senti un po', visto che parli così... Mi te disi propi un bel nient! Hai capito? Facia de merda!"

Voto:
voto: 5/5

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