Un'eccentrica miliardaria americana si diverte a sfidare ogni anno una coppia di poveri borgatari romani (Peppino e Antonia) in una partita a scopone scientifico, per dimostrare di essere sempre la più forte. La vecchia dispotica, dotata di incredibile furbizia, gioca insieme al suo inamidato segretario ed è lei stessa a fornire i soldi per giocare ai due poveracci che, dal canto loro, sperano di riuscire prima o poi a vincere per dare una svolta alla loro miserabile vita. Dopo essersi allenati tutto l'anno per il grande evento, Antonia e Peppino arrivano ringalluzziti e con il sostegno dell'intera borgata che, grazie a una colletta, ha garantito ai due giocatori una cospicua dote in denaro con cui sedersi al tavolo. Ma la diabolica signora è un osso duro e ha dalla sua la capacità di attingere a risorse infinite, rendendo il gioco non equo. Appassionante e feroce apologo anticapitalista in forma di affilata satira di costume sul binomio denaro-potere, nel quale Sordi e la
Mangano (entrambi bravissimi nella difficile parte dei proletari
baraccati) vengono sconfitti sistematicamente da una coppia di ricchi
americani in un derisorio (e ovviamente allegorico) gioco a carte. La metafora è chiara e, purtroppo, di amara ovvietà: il banco vince sempre; ovvero nella lotta di classe i ricchi hanno, inevitabilmente, il coltello dalla parte del manico rispetto ai poveri. Nel grande cast, oltre ai due mattatori protagonisti Sordi e Mangano, vanno segnalati Bette Davis, Joseph Cotten, Mario Carotenuto e Domenico Modugno nel ruolo del giocatore professionista Richetto. La linea di confine tra buoni e cattivi appare ambiguamente sfumata e non coincide con la divisione sociale ma, piuttosto, con il ruolo che la vita ha riservato ai contendenti, dall'una o dall'altra parte della "barricata". Alcuni vi hanno anche voluto leggere un simbolismo caustico nei confronti dell'imperialismo americano. E'
una divertente commedia dai toni acri sul conflitto di classe, ma risulta
troppo condizionata dall'impostazione ideologica "a tesi", che la rende
satura di veleni e, quindi, poco equanime.
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