Capolavoro gangsteristico firmato Scorsese che segna il suo ritorno, in
grande stile, alle storie di strada di quella complessa realtà
italo-americana a lui ben nota. E se Taxi Driver è il suo film manifesto, questo è il suo lavoro più maturo e compiuto. "Il più grande film di mafia dopo Il Padrino"
recita la frase di lancio della pellicola, affermazione assolutamente
veritiera. Con tono epico e nostalgico Scorsese racconta trent'anni di
omicidi, rapine, droga, amori, matrimoni, tradimenti, pranzi, feste,
attraverso la storia di tre amici cresciuti nello stesso malfamato
quartiere: Henry Hill (Ray Liotta), italo-irlandese ammaliato dalla vita
dei "bravi ragazzi", Jimmy Conway (Robert De Niro), irlandese furbo ed
elegante, e Tommy DeVito (Joe Pesci, nella performance della vita,
premiato con l’Oscar), paranoico killer italo-americano che si fa strada
a colpi di pistola. Il film è raccontato attraverso gli occhi di Henry e
procede per balzi temporali, mostrando l'escalation dei tre nel mondo
criminale fino all'inevitabile caduta. Scorsese è sicuramente il migliore nel rappresentare la quotidianità del
crimine e l'assuefazione alla violenza, e qui lo fa con uno stile
asciutto e verista, evidenziando la cruda "banalità" dell'orrore e,
quindi, anche il suo lato debole. Straordinaria sceneggiatura, splendida
fotografia evocativa che vira nel rosso, impeccabile scelta delle
musiche, eccelse tutte le interpretazioni degli attori (Pesci e la
Bracco su tutti), con un De Niro meno appariscente del solito. Scorsese
realizza un superbo affresco di violenza, uno spaccato criminale visto
dal di dentro, non attraverso gli occhi della "cupola", come avviene ne Il Padrino,
bensì attraverso quelli della manovalanza, che cerca di farsi strada
nel sottobosco mafioso. Ed una menzione speciale va data alla regia:
tecnicamente straordinaria, incredibilmente espressiva nel suo approccio
viscerale, con il totale controllo della materia trattata ed una
miriade di sequenze memorabili. Su tutte mi piace citare il piano
sequenza dell'ingresso di Henry e Karen nel night club, con la mdp che
"pedina" gli attori e ci svela, gradualmente, quel mondo parallelo
popolato da loschi figuri e sinistri personaggi. Questa scena ha
influenzato notevolmente i cineasti a venire, si pensi, per esempio, a
P.T. Anderson che l'ha quasi replicata in Boogie Nights. E' stato il mafia movie definitivo; vista la sua grandezza sarà difficile dire altro sull'argomento. E infatti il pur ottimo, e successivo, Casinò è stato parzialmente messo in ombra da questo imperdibile capolavoro.
La frase: "Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster”
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento