Psico-thriller dalle venature horror, espressionista nello stile e
claustrofobico nelle atmosfere, incentrato sulle nevrosi ed i grovigli
labirintici di una mente disturbata: quella della giovane e bella
protagonista Carol (Deneuve), sociopatica, psicotica ed affetta da
"repulsione" sessuale nei confronti dell'altro sesso. Il film inaugura
la fortunata trilogia horror polanskiana sugli appartamenti lugubri ed inquietanti (Repulsion, Rosemary's Baby, L'inquilino del terzo piano)
e sull'orrore che si nasconde in (o fuori di) essi. Interamente
costruito su ritmi lenti, attese, silenzi, immagini disturbanti e
continui slittamenti percettivi tra reale e irreale, dentro e fuori
(dall'appartamento ma anche dalla mente di Carol), Repulsion è una pellicola sottilmente inquietante e solo in minima parte debitrice dello Psycho hitchcockiano
che, evidentemente, influenzò tutto il thriller/horror degli anni '60.
Infatti Polanski sceglie una prospettiva ribaltata rispetto al film di
Hitchcock, ovvero in soggettiva, mostrandoci la realtà "disturbata",
anche con inserti di fantasia superiore, attraverso gli occhi della
protagonista. Anche la scelta di rinunciare del tutto ad ogni
spiegazione, facendoci solo vagamente intuire un qualche trauma
infantile ed una velata tendenza omosessuale nella protagonista, ci
regala un'opera più ambigua, meno mainstream e ben più "arty" del
masterpiece hitchcockiano. E' un film che mi piace molto, è il meno
famoso della trilogia predetta ma non ha nulla da invidiare ai suoi
"seguiti". Consigliato agli amanti degli horror psicologici d'autore.
Straordinaria la Deneuve in uno dei ruoli più intensi e drammatici della
sua carriera.
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