Fred Madison è sposato con la bella Renee, di cui sospetta una relazione extra coniugale. Perseguitato da un misterioso disturbatore che gli recapita delle video cassette che dimostrano che qualcuno entra, di notte, nel loro appartemento e li riprende nel sonno, viene accusato, proprio grazie ad uno di questi video, dell'efferato omicidio della moglie. Mentre attende il suo destino in prigione ha una specie di "incubo" ad occhi aperti e, il giorno dopo, si "trasforma" in un giovane meccanico di nome Pete Dayton, mentre Fred è inspiegabilmente scomparso dalla cella di sicurezza. Una volta fuori Dayton incontra Alice, bionda pupa di un gangster identica a Renee, e tra i due scoppia una bollente passione. Thriller ellittico, enigmatico, oscuro ed inquietante, alla maniera del
grande regista americano. Sotto forma di un incubo allucinato a vari
livelli di lettura lascia sbigottiti ed ammirati per le atmosfere
malate, per la splendida impaginazione estetica, per i numerosi tocchi
geniali alla regia, per la conturbante carica erotica e per la sua
potenza tetra che ti resta dentro ben oltre la fine della visione. Si
diverte a "giocare" con gli stilemi del noir americano (e con lo
spettatore) mescolando le carte, i personaggi, le situazioni, fino a
ribaltare ambiguamente persino l'elemento cardine di ogni storia: il
protagonista. Il tema dell'identità era già stato egregiamente
affrontato molte volte al cinema (Hitchcock, De Palma, Polanski), ma le
immagini di Lynch hanno una forza ed una carica evocativa unica nel suo genere.
Generosa interpretazione di Patricia Arquette, che incarna alla
perfezione una dark lady di irresistibile carica erotica e di sinistra
malia, così come è indimenticabile la caratterizzazione di Robert Blake
nei panni dell'uomo misterioso, una delle icone horror dei 90's. Come
sempre con Lynch si può amare o odiare il film, ma se ci si abbandona al
flusso è impossibile non esserne travolti, fino a restarne stregati. A condizione di essere disposti a perdersi.
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