L'adolescente Tom si è appena trasferito con la famiglia da Londra nelle remote campagne del Devon. Tom non riesce a capire gli strani atteggiamenti della sorella Jessie, quasi sempre turbata e silenziosa, fino a che un giorno scoprirà per caso una orribile verità. Oscuro dramma familiare diretto senza enfasi, ma asetticamente e con
sorprendente maturità espressiva, da Tim Roth che porta in scena temi
scabrosi e disturbanti quali incesto e pedofilia. E' un film tetro,
crudele, a tratti insostenibile, sebbene la maggior parte delle scene
scioccanti siano fortunatmente "fuori fuoco". L'estrema durezza del contenuto, che
provoca inevitabili vertigini morali anche nel pubblico più scafato, è
sublimata, almeno in parte, dalla mancanza di morbosità (giusta la
scelta di mostrare il film attraverso gli occhi dell'adolescente Tom,
uno dei figli della sfortunata famiglia) e dall'evidente sguardo pietoso
del regista nei riguardi delle vittime (similmente a quanto avviene nel
Salò di Pasolini). La "war zone" del titolo non è un luogo
geografico, non è il bunker degli orrori in cui Tom scopre la tragica verità, ma, piuttosto, un inferno interiore, una discesa negli abissi più
tenebrosi dell'animo umano. Il film è un autentico pugno allo stomaco,
chiaramente sconsigliato ai più sensibili. Da segnalare nel cast una
dolente e dimessa Tilda Swinton ed un luciferino Ray Winstone nello
scomodo ruolo del padre orco.
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