La
sera del 5 novembre 1975 alcuni boscaioli a bordo di un camion che percorre una
strada montana tra le fitte foreste dell'Arizona, vedono uno forte fascio di
luce provenire dal cielo. Uno di loro, Travis Walton, non
resiste alla curiosità di avvicinarsi e viene scaraventato a terra da una forza
invisibile. I suoi compagni, terrorizzati, scappano via. Nessuno sembra credere
alla loro incredibile storia e gli uomini vengono sospettati dell’omicidio del
collega scomparso senza lasciare traccia. Dopo alcuni giorni uno smarrito e
turbato Walton riappare e racconta una vicenda allucinante: l’uomo sostiene di
essere stato rapito da creature aliene e di essere stato oggetto di dolorosi
esperimenti a bordo della loro astronave. Ispirato ad una presunta storia vera
questo cupo dramma fantascientifico di Robert Lieberman è raccontato con stile
lento e angosciante, come un incubo che sarà “dipanato” solo nel finale,
attraverso il tragico racconto in flashback
di Walton. Affascinante il contrasto tra l’estetica documentaristica (che
intende aumentare il realismo della vicenda) e il punto di vista in soggettiva
dell’evento cruciale che ci viene mostrato tramite la prospettiva della
vittima. In tal senso il film non assume una posizione chiara ma lascia aperto
il dubbio se il racconto del protagonista sia frutto di fantasia o sia
realmente accaduto. Tocca allo spettatore decidere a che cosa vuole credere, in
base alla propria sensibilità. Poco spettacolare e assai lontano dai canoni
della fantascienza d’azione hollywoodiana, questo film inquietante e
introspettivo propone un approccio diverso, psicologico e anti-didascalico,
vista l’assoluta assenza di spiegazioni o di conclusioni certe. Tra le
pellicole dedicate ai rapimenti alieni è una di quelle più riuscite. Buono il
cast con D.B. Sweeney, Robert Patrick, Craig Sheffer, Peter Berg, Henry Thomas
e notevole la fotografia di Bill Pope, specialmente nella resa visiva del
contrasto tra il fitto buio della foresta e i fasci di luce provenienti dal cielo.
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