La
senatrice Lilian DeHaven, che si batte per la parità dei diritti femminili,
riesce a ottenere l’ammissione di una donna nell’unità militare di massima
sicurezza, i Navy Seals. La prescelta è Jordan O'Neil, già ufficiale nei
servizi segreti della Marina, che entra a far parte del corso di addestramento
dove subisce un trattamento durissimo da parte del crudele maggiore Urgayle,
responsabile della formazione delle reclute, oltre che la generale diffidenza
da parte dei colleghi. Duramente provata nel fisico e nella mente dalle
terribili prove a cui viene sottoposta, la donna non molla e non si spezza,
neanche quando la senatrice che l’ha sponsorizzata sembra aver cambiato idea
sul vantaggio politico dell’iniziativa. Sotto le alte ambizioni di un panegirico
sulle pari opportunità e di una denuncia delle brutalità della vita militare,
si nasconde un film becero, squilibrato, isterico e fazioso nel suo delirio
masochistico che neanche la più esagitata femminista riuscirebbe a condividere.
La prospettiva a senso unico è quella follemente fanatica dell’esagitata
protagonista, interpretata con nervosa adesione fisica da una Demi Moore sexy
anche con la testa rasata, che si comporta e parla come un maschiaccio ubriaco
scendendo ai livelli più infimi della mascolinità. Il momento topico (e cult) della pellicola (che non necessita
di nessun altro commento per il suo ridicolo involontario) è quando la O'Neil/Moore
invita a muso duro il sadico Urgayle di Viggo Mortensen a succhiargli l’organo
sessuale che (fortunatamente) non ha. Assurdo, invasato, sciovinista e tronfio
della peggior retorica militarista americana, è una pellicola imbarazzante
nella sua smodata esaltazione, forse il punto più basso della carriera di Ridley
Scott. Ovviamente negli USA ebbe un grande successo di pubblico.
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