martedì 27 giugno 2017

Soldato Jane (G.I. Jane, 1997) di Ridley Scott

La senatrice Lilian DeHaven, che si batte per la parità dei diritti femminili, riesce a ottenere l’ammissione di una donna nell’unità militare di massima sicurezza, i Navy Seals. La prescelta è Jordan O'Neil, già ufficiale nei servizi segreti della Marina, che entra a far parte del corso di addestramento dove subisce un trattamento durissimo da parte del crudele maggiore Urgayle, responsabile della formazione delle reclute, oltre che la generale diffidenza da parte dei colleghi. Duramente provata nel fisico e nella mente dalle terribili prove a cui viene sottoposta, la donna non molla e non si spezza, neanche quando la senatrice che l’ha sponsorizzata sembra aver cambiato idea sul vantaggio politico dell’iniziativa. Sotto le alte ambizioni di un panegirico sulle pari opportunità e di una denuncia delle brutalità della vita militare, si nasconde un film becero, squilibrato, isterico e fazioso nel suo delirio masochistico che neanche la più esagitata femminista riuscirebbe a condividere. La prospettiva a senso unico è quella follemente fanatica dell’esagitata protagonista, interpretata con nervosa adesione fisica da una Demi Moore sexy anche con la testa rasata, che si comporta e parla come un maschiaccio ubriaco scendendo ai livelli più infimi della mascolinità. Il momento topico (e cult) della pellicola (che non necessita di nessun altro commento per il suo ridicolo involontario) è quando la O'Neil/Moore invita a muso duro il sadico Urgayle di Viggo Mortensen a succhiargli l’organo sessuale che (fortunatamente) non ha. Assurdo, invasato, sciovinista e tronfio della peggior retorica militarista americana, è una pellicola imbarazzante nella sua smodata esaltazione, forse il punto più basso della carriera di Ridley Scott. Ovviamente negli USA ebbe un grande successo di pubblico.

Voto:
voto: 2/5

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