Mitch
McDeere, un brillante laureato con lode di Harvard, entra a far parte di uno
studio legale di Memphis che gli offre uno stipendio irrinunciabile in cambio
della totale dedizione lavorativa. La vita del giovane cambia rapidamente nel
tenore economico: villa di prestigio, macchina potente, bei vestiti e sicurezza
finanziaria. Ma non tutto ciò che luccica è oro e McDeere scopre ben presto che
lo studio per cui lavora è solo una copertura di facciata per riciclare denaro
sporco per conto della mafia di Chicago. Tra gli agenti FBI che indagano su di
lui e l’atteggiamento minaccioso del suo capo, il nostro si trova tra due fuochi
e in evidente pericolo di vita. Thriller teso, lungo e macchinoso
nell’intreccio, diretto da Sydney Pollack con una certa predisposizione
all’azione e tratto dal romanzo omonimo di John Grisham (di cui questo film rappresenta
il primo adattamento hollywoodiano). Ad una buona prima parte preparatoria ne
segue una seconda piatta e banale, estremamente gonfiata nell’accumulo di
situazioni drammatiche e con un finale assurdo e totalmente inverosimile (che
tra l’altro rinnega quello del romanzo ispiratore). Anche il cast si rivela
eterogeneo nella resa: Tom Cruise (ormai emblema dell’insopportabile saputello
rampante) è anonimo come protagonista ed ha solo due espressioni per tutto il
film (una stravolta e una da ebete), Jeanne Tripplehorn è carina ma scialba,
puramente ornamentale. Per fortuna che ci sono due fuoriclasse della
recitazione come Holly Hunter e Gene Hackman a tenere alto il nome del cast,
completato da David Strathairn, Ed Harris e Hal Holbrook. La Hunter fu
candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista insieme alla colonna
sonora di Dave Grusin. Tra le opere di Pollack è una delle più pompose e meno
riuscite.
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