lunedì 19 giugno 2017

Proposta indecente (Indecent Proposal, 1993) di Adrian Lyne

David e Diana sono una coppia felicemente innamorata con problemi economici, che tentano la fortuna a Las Vegas per riuscire a realizzare un progetto lavorativo di lui. Disperati dopo aver perso tutti i loro risparmi già esigui, i due incontrano John Gage, elegante milionario altezzoso e sicuro di sè, che si mostra subito affascinato dalla bellissima Diana. Gage lancia la sua incredibile proposta all’incredula coppia: egli pagherà un milione di dollari in cambio di una notte d’amore con la ragazza. Dopo l’istintivo rifiuto i due iniziano a pensarci perchè la tentazione è forte e tutti quei soldi potrebbero cambiare la loro vita, ma non si rendono conto che la loro decisione potrà avere estreme conseguenze sul loro rapporto, minandolo dall’interno. Da un romanzo di Jack Engelhard, Lyne ha tratto un filmetto ruffiano, patinato, banale, pruriginoso e inverosimile che offende l’intelligenza degli spettatori. Totalmente sconclusionato nella premessa, nell’evoluzione e ancora di più nell’epilogo zuccheroso, è un miscuglio implausibile di erotismo malizioso, sentimentalismo edificante e ipocrisia sociale. Ad un certo livello è una riproposizione semplicistica della storia di Adamo (David), Eva (Diana) e il diavolo (Gage) che ci mette lo zampino per rovinare tutto, solo che al posto dell’Eden c’è la moderna America capitalista dove tutto ha un prezzo e il peccato originale sarà rapidamente perdonato secondo il più sdolcinato dei modelli hollywoodiani. I dialoghi sono risibili (in certi momenti si ride davvero ma la scena dovrebbe essere drammatica!) e anche gli attori sembrano posticci: Robert Redford conserva un po’ di fascino ma è decisamente troppo vecchio per fare ancora il piacione e lo si vede impietosamente dal viso, nonostante i vari strati di cerone coprente. Woody Harrelson è, ahi-lui, assai bruttino per giustificare il finale consolante; è vero che l’amore è cieco ma non fino a questo punto (cerone o non cerone!). Demi Moore è bella da far male, una bomba erotica agghindata come una dolce bambolina per aumentare al massimo l’effetto di maliziosa pruderie che al regista piace tanto. Si sarà notato (e spero gradito) il tono semiserio della recensione rispetto ai miei standard ma è sinceramente difficile prendere sul serio un film come questo. Vinse tre Razzie Award, ma ne avrebbe meritati di più.

Voto:
voto: 2/5

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