Nel
1964, dopo la conclusione di una devastante terza guerra mondiale, il mondo
civile è stato spazzato via dalle armi nucleari. Soltanto in una piccola parte
dell'emisfero australe vi sono ancora dei sopravvissuti, consapevoli di essere
comunque condannati non appena le radiazioni, che ormai impregnano l'atmosfera,
arriveranno anche da loro. In attesa del fatale evento la gente cerca di
condurre una vita normale illudendosi di potersi salvare. Il sommergibile
Sawfish, sotto la guida del comandante Dwight Towers, va in missione alla
ricerca di qualche altro segnale che testimoni la presenza di esseri umani, ma
l’esito è sconfortante: in nessun altro angolo della terra potrà mai più esserci
vita a causa del disastro radioattivo su scala globale. Tra contrasti,
rimpianti, storie d’amore e disillusioni, i superstiti fanno un amaro bilancio
della propria esistenza in attesa della fine imminente. Tratto dall'omonimo
romanzo di Nevil Shute, questo dramma distopico post apocalittico di Stanley
Kramer è un vibrante inno pacifista che, mostrando gli effetti catastrofici di
un olocausto nucleare, intende scioccare il pubblico realizzando un monito
contro la guerra senza entrare in alcun discorso politico (non viene mai
accennato a chi sia stato l’iniziatore del conflitto). Uscito in piena guerra
fredda la pellicola suscitò diverse polemiche, ricevendo anche accuse di
spirito sovversivo. Rivista oggi se ne può apprezzare il lodevole umanesimo di
fondo, le ambientazioni stranianti (rese ancora più angoscianti dalla bella
fotografia in bianco e nero) e il cast eccellente con grossi nomi come Gregory
Peck, Fred Astaire, Ava Gardner e Anthony Perkins. Peccato però che tutto resti
nell’alveo di una labile superficialità hollywoodiana, che favorisce gli
aspetti più eclatanti e sentimentali della storia (incluso l’immancabile
retorica moralistica), ignorando del tutto le tematiche psicologiche,
introspettive e sociali connesse alla vicenda. Il film ebbe due candidature
agli Oscar: colonna sonora e montaggio, ma non portò a casa nessuna statuetta.
Molto potente l’epilogo sulle note di "Waltzing
Mathilda", celebre motivo popolare australiano.
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