lunedì 26 giugno 2017

L'ultima spiaggia (On the Beach, 1959) di Stanley Kramer

Nel 1964, dopo la conclusione di una devastante terza guerra mondiale, il mondo civile è stato spazzato via dalle armi nucleari. Soltanto in una piccola parte dell'emisfero australe vi sono ancora dei sopravvissuti, consapevoli di essere comunque condannati non appena le radiazioni, che ormai impregnano l'atmosfera, arriveranno anche da loro. In attesa del fatale evento la gente cerca di condurre una vita normale illudendosi di potersi salvare. Il sommergibile Sawfish, sotto la guida del comandante Dwight Towers, va in missione alla ricerca di qualche altro segnale che testimoni la presenza di esseri umani, ma l’esito è sconfortante: in nessun altro angolo della terra potrà mai più esserci vita a causa del disastro radioattivo su scala globale. Tra contrasti, rimpianti, storie d’amore e disillusioni, i superstiti fanno un amaro bilancio della propria esistenza in attesa della fine imminente. Tratto dall'omonimo romanzo di Nevil Shute, questo dramma distopico post apocalittico di Stanley Kramer è un vibrante inno pacifista che, mostrando gli effetti catastrofici di un olocausto nucleare, intende scioccare il pubblico realizzando un monito contro la guerra senza entrare in alcun discorso politico (non viene mai accennato a chi sia stato l’iniziatore del conflitto). Uscito in piena guerra fredda la pellicola suscitò diverse polemiche, ricevendo anche accuse di spirito sovversivo. Rivista oggi se ne può apprezzare il lodevole umanesimo di fondo, le ambientazioni stranianti (rese ancora più angoscianti dalla bella fotografia in bianco e nero) e il cast eccellente con grossi nomi come Gregory Peck, Fred Astaire, Ava Gardner e Anthony Perkins. Peccato però che tutto resti nell’alveo di una labile superficialità hollywoodiana, che favorisce gli aspetti più eclatanti e sentimentali della storia (incluso l’immancabile retorica moralistica), ignorando del tutto le tematiche psicologiche, introspettive e sociali connesse alla vicenda. Il film ebbe due candidature agli Oscar: colonna sonora e montaggio, ma non portò a casa nessuna statuetta. Molto potente l’epilogo sulle note di "Waltzing Mathilda", celebre motivo popolare australiano.

Voto:
voto: 3/5

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