Berlino,
1939: Kitty Schmidt è la proprietaria di un bordello di lusso frequentato da
uomini potenti, ricchi imprenditori, politici del partito nazista e alti
ufficiali dell’esercito. Allo scoppio della guerra il rampante tenente delle SS
Helmut Wallemberg costringe Kitty a rimpiazzare le sue ragazze con un gruppo di
prostitute di rigorosa fede nazista appositamente addestrate per carpire ogni
tipo di segreto compromettente ai clienti, dopo averli opportunamente storditi
con la loro abilità erotica. Tutte le denunce delle scaltre ragazze vengono accuratamente
registrate da un’apposita centrale di ascolto ben nascosta all’interno del
lupanare. Margherita, una bella borghese dall’animo ribelle per cui Wallemberg
ha un debole evidente, intuisce la macchinazione quando un capitano da lei
amato viene condannato a morte per impiccagione. L’intraprendente ragazza
decide di vendicarsi di Wallemberg e organizza un ingegnoso piano per fargliela
pagare. Controverso dramma erotico bellico di grande atmosfera e di morbosa
fascinazione, che fa segnare l’esordio di Tinto Brass nel genere osé che poi lo ha reso tristemente
famoso. Nonostante le polemiche che l’opera suscitò alla sua uscita e la
generale nomea dell’autore per la sua filmografia tendente al porno e per il
suo carattere pittoresco, va subito detto chiaramente che Salon Kitty non è soltanto un film serio da prendere sul serio, ma
è anche un capolavoro dal punto di vista stilistico/visivo, nonché la migliore
pellicola del regista milanese. Liberamente ispirato al romanzo omonimo di
Peter Norden, a sua volta tratto da una storia vera, è una truce commistione
isterica di sesso, violenza, perversioni, raccapriccio, sangue, nazismo, il
tutto condito da una dissacrante vena allegorica che indulge nel macabro. Visto
il discreto successo di pubblico la pellicola diede poi inconsapevolmente
origine al famigerato filone “nazi-porno”, che imperversò negli ultimi anni ’70
con atroci filmacci di serie Z. Evidentemente squilibrato tra contenuto e forma
Salon Kitty ha i suoi elementi di
spicco nel sontuoso apparato figurativo e nella cura estrema del dettaglio
scenografico, con evidenti influenze estetiche da autori come Visconti,
Bertolucci, Chaplin, Fosse, Cavani, Kubrick, Browning. Nel cast vanno menzionati
Helmut Berger (doppiato da Gigi Proietti), Ingrid Thulin, Teresa Ann Savoy e
John Steiner. Per ottenere il visto di uscita la censura dell’epoca impose il
taglio di sedici sequenze (eliminate o accorciate) e Brass, infuriato, andò per
vie legali pretendendo (inutilmente) di far cancellare il suo nome dai crediti.
Oggi l’opera è visibile nella sua versione integrale di 130 minuti
nell’edizione home video. E’ un film
profondamente figlio della sua epoca che difficilmente sarà compreso (e tanto
meno apprezzato) da un pubblico moderno di scarsa cultura cinefila.
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