mercoledì 21 giugno 2017

Gli insospettabili (Sleuth, 1972) di Joseph L. Mankiewicz

Andrew Wyke, gentleman inglese scrittore di libri gialli, invita nel suo castello il ben più giovane Milo Tindle, parrucchiere di origine italiana che è l’amante di sua moglie. Wyke ha a sua volta una focosa fiamma svedese con cui si consola da anni ma ha intenzione di vendicarsi del rivale, umiliandolo profondamente. Lo stravagante scrittore propone all’incredulo giovane uno strano gioco: se lui lascia perdere sua moglie sarà generosamente ricompensato con un premio in gioielli preziosi custoditi in cassaforte, ma la condizione è che lui stesso dovrà rubarli. Milo accetta la sfida, ignaro della macchinosa trappola che Wyke ha preparato per lui, ma il padrone di casa non può immaginare che osso duro sia il suo rivale in amore. Intelligente e stimolante commedia gialla dalla messa in scena teatrale, come la pièce di Anthony Shaffer da cui è tratta, è un impeccabile film puzzle che mette in scena, a livelli diversi, il gioco del gatto del topo in un labirinto claustrofobico di scatole cinesi che si incastrano perfettamente l’una nell’altra, insieme agli elementi narrativi. Tra dialoghi velenosi, scenografie straordinarie (memorabili gli automi meccanici e la casa dedalo del genialoide Wyke), eleganza formale e umorismo intellettuale, questa concettuale partita a scacchi tra due fuoriclasse del cinema britannico in stato di grazia (Laurence Olivier e Michael Caine), appassiona e diverte con la sua sottile ironia cerebrale tipicamente british. Opera ultima di Mankiewicz, è un divertissement d’autore, cinicamente raffinato, che vale come metafora della lotta di classe e come riflessione sul rapporto tra finzione (scenica) e realtà. La pellicola consta di soli due attori, ma nei titoli di testa furono aggiunti altri quattro nomi fittizi per non svelare in anticipo troppi dettagli sulla trama. Il titolo originale (“Sleuth”) può essere tradotto come “segugio” e il discutibile titolo italiano prescelto ha poco a che vedere con lo spirito dell’opera. A volte risulta un po’ macchinoso nei colpi di scena, altre volte eccessivamente verboso (specie per i canoni moderni) ma sono difetti marginali; il film ha classe da vendere e atmosfere ammalianti difficili da dimenticare. Ha avuto uno scialbo remake nel 2007, Sleuth - Gli insospettabili, diretto da Kenneth Branagh e interpretato da Jude Law e ancora da Michael Caine (stavolta nel ruolo di Andrew Wyke in luogo di Olivier).

Voto:
voto: 4/5

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