giovedì 22 giugno 2017

Il Grinta (True Grit, 1969) di Henry Hathaway

Mattie Ross, giovane donna proprietaria di una fattoria, assolda il vecchio sceriffo Rooster Cogburn, avventuriero dai modi spicci e con un occhio solo, da tutti noto come “il Grinta”, per catturare un bandito che le ha ucciso il padre. Insieme all’agente del governo La Boeuf, che dà la caccia allo stesso uomo, i tre partono per un viaggio verso un’impervia regione montuosa dove il fuorilegge dovrebbe essere nascosto. La convivenza reciproca non sarà rose e fiori perchè i tre hanno forti personalità e si trovano spesso in disaccordo sul modo di agire. Western crepuscolare, tratto dal romanzo “Un vero uomo per Mattie Ross” di Charles Portis, molto dialogato, costruito su ritmi lenti e lunghe attese, con qualche felice indulgenza nel grottesco e alcuni bei dialoghi taglienti. Molto sopravvalutato, è un postumo canto del cigno costruito ad arte per celebrare (e premiare) la più grande icona americana del genere western, il “duca” John Wayne, che infatti ricevette l’unico Oscar della sua lunga carriera (e non senza generosità da parte dell’Academy). Quando il film ingrana (vedi lo spericolato epilogo) garantisce un valido intrattenimento, ma tutto sembra lasciato al caso, alla sporadicità, per non togliere spazio all’agiografia di Wayne, indubbiamente bravo nell’interpretazione di Cogburn (che è sia una summa che una rivisitazione ironica dei suoi vecchi duri) ma anche costantemente sopra le righe in una performance all’insegna del più esasperato istrionismo. Completano il cast Glen Campbell, Kim Darby, Jeff Corey e anche Robert Duvall e Dennis Hopper in ruoli minori. Ebbe un grande successo di pubblico, un seguito (Torna "El Grinta") nel 1975, con Katharine Hepburn al fianco di Wayne, ed un bel remake omonimo nel 2010 diretto dai fratelli Coen, superiore all’originale (caso più unico che raro).

Voto:
voto: 3/5

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