Mattie
Ross, giovane donna proprietaria di una fattoria, assolda il vecchio sceriffo Rooster
Cogburn, avventuriero dai modi spicci e con un occhio solo, da tutti noto come “il
Grinta”, per catturare un bandito che le ha ucciso il padre. Insieme all’agente
del governo La Boeuf, che dà la caccia allo stesso uomo, i tre partono per un
viaggio verso un’impervia regione montuosa dove il fuorilegge dovrebbe essere
nascosto. La convivenza reciproca non sarà rose e fiori perchè i tre hanno
forti personalità e si trovano spesso in disaccordo sul modo di agire. Western
crepuscolare, tratto dal romanzo “Un vero
uomo per Mattie Ross” di Charles Portis, molto dialogato, costruito su
ritmi lenti e lunghe attese, con qualche felice indulgenza nel grottesco e
alcuni bei dialoghi taglienti. Molto sopravvalutato, è un postumo canto del
cigno costruito ad arte per celebrare (e premiare) la più grande icona americana
del genere western, il “duca” John Wayne, che infatti ricevette l’unico Oscar
della sua lunga carriera (e non senza generosità da parte dell’Academy). Quando il film ingrana (vedi
lo spericolato epilogo) garantisce un valido intrattenimento, ma tutto sembra
lasciato al caso, alla sporadicità, per non togliere spazio all’agiografia di Wayne,
indubbiamente bravo nell’interpretazione di Cogburn (che è sia una summa che una rivisitazione ironica dei
suoi vecchi duri) ma anche costantemente sopra le righe in una performance all’insegna del più
esasperato istrionismo. Completano il cast Glen Campbell, Kim Darby, Jeff Corey
e anche Robert Duvall e Dennis Hopper in ruoli minori. Ebbe un grande successo
di pubblico, un seguito (Torna "El
Grinta") nel 1975, con Katharine Hepburn al fianco di Wayne, ed un bel
remake omonimo nel 2010 diretto dai fratelli Coen, superiore all’originale
(caso più unico che raro).
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