martedì 27 giugno 2017

Codice d'onore (A Few Good Men, 1992) di Rob Reiner

Il sergente Santiago, marine della base americana di Guantanamo a Cuba, muore nel corso di un atto punitivo non ufficiale (chiamato in gergo “Codice rosso”) compiuto da due commilitoni più anziani, Downey e Dawson, come castigo del suo comportamento non conforme al reparto. L'inchiesta viene affidata al giovane tenente di marina Daniel Kaffee, famoso per i suoi patteggiamenti, coadiuvato dal capitano Joanne Galloway e dal capitano Jack Ross. Durante le indagini emergono parecchi elementi sulla scarsa tenuta psicofisica di Santiago e sulla sua volontà di essere trasferito (con tanto di domanda scritta) perchè maltrattato dai compagni. L’ambizioso Kaffee sospetta che il borioso comandante di Guantanamo, colonnello Nathan Jessep, fosse al corrente della situazione e che l’ordine di effettuare il “Codice rosso” sia partito da lui. Rischiando quindi la sua carriera e la sua reputazione decide di andare al processo puntando direttamente al bersaglio più grosso. Dramma giudiziario militare tratto da una pièce di Aaron Sorkin, autore anche della sceneggiatura, che, pur fedele agli stereotipi del genere, riesce a miscelare con buona efficacia la solidità del racconto, la giusta tensione emotiva, l’approfondimento dei personaggi principali e l’analisi etica sul sottile confine tra il dovere di obbedienza agli ordini di un superiore e il diritto di rifiutarsi di commettere un atto ingiusto. Resta ampiamente nei limiti del decoro edificante e della retorica moralistica hollywoodiana ma è sopra la media dei suoi consimili soprattutto per merito dell’ottima recitazione di un cast di grande qualità, in cui spicca l’istrione Jack Nicholson (nei panni del tronfio Jessep), che in sole tre scene si mangia il film, accompagnato da Tom Cruise (a cui il ruolo di saputello arrogante calza a pennello), Demi Moore, Kevin Bacon, Kiefer Sutherland, Kevin Pollak, James Marshall e J. T. Walsh. Un valore aggiunto è l’aver evitato la banalità della storia d’amore tra Cruise e la Moore. Ebbe quattro candidature agli Oscar ed un grande successo di pubblico. Peccato per il finale che, seppure di notevole effetto dal punto di vista del colpo di scena teatrale, è ampiamente inverosimile e obbedisce alla tipica logica americana del lieto fine.

Voto:
voto: 3/5

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