Il
sergente Santiago, marine della base americana di Guantanamo a Cuba, muore nel
corso di un atto punitivo non ufficiale (chiamato in gergo “Codice rosso”) compiuto
da due commilitoni più anziani, Downey e Dawson, come castigo del suo
comportamento non conforme al reparto. L'inchiesta viene affidata al giovane
tenente di marina Daniel Kaffee, famoso per i suoi patteggiamenti, coadiuvato
dal capitano Joanne Galloway e dal capitano Jack Ross. Durante le indagini
emergono parecchi elementi sulla scarsa tenuta psicofisica di Santiago e sulla
sua volontà di essere trasferito (con tanto di domanda scritta) perchè
maltrattato dai compagni. L’ambizioso Kaffee sospetta che il borioso comandante
di Guantanamo, colonnello Nathan Jessep, fosse al corrente della situazione e
che l’ordine di effettuare il “Codice rosso” sia partito da lui. Rischiando
quindi la sua carriera e la sua reputazione decide di andare al processo
puntando direttamente al bersaglio più grosso. Dramma giudiziario militare
tratto da una pièce di Aaron Sorkin,
autore anche della sceneggiatura, che, pur fedele agli stereotipi del genere,
riesce a miscelare con buona efficacia la solidità del racconto, la giusta
tensione emotiva, l’approfondimento dei personaggi principali e l’analisi etica
sul sottile confine tra il dovere di obbedienza agli ordini di un superiore e
il diritto di rifiutarsi di commettere un atto ingiusto. Resta ampiamente nei
limiti del decoro edificante e della retorica moralistica hollywoodiana ma è sopra
la media dei suoi consimili soprattutto per merito dell’ottima recitazione di
un cast di grande qualità, in cui spicca l’istrione Jack Nicholson (nei panni
del tronfio Jessep), che in sole tre scene si mangia il film, accompagnato da Tom
Cruise (a cui il ruolo di saputello arrogante calza a pennello), Demi Moore, Kevin
Bacon, Kiefer Sutherland, Kevin Pollak, James Marshall e J. T. Walsh. Un valore
aggiunto è l’aver evitato la banalità della storia d’amore tra Cruise e la Moore.
Ebbe quattro candidature agli Oscar ed un grande successo di pubblico. Peccato
per il finale che, seppure di notevole effetto dal punto di vista del colpo di
scena teatrale, è ampiamente inverosimile e obbedisce alla tipica logica americana
del lieto fine.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento