La
giovane Tina ha un incubo tremendo: un uomo orribile dal volto sfigurato e con
dei guanti che hanno rasoi al posto delle dita la insegue per ucciderla. Quando
si sveglia vede che la sua camicia è davvero strappata. E’ l’inizio di una sanguinosa
ossessione per tutti gli abitanti della città: un essere infernale, che sembra
essere il redivivo Freddy Krueger, un assassino di bambini morto bruciato vivo
dai genitori delle vittime molti anni prima, riesce ad entrare nei sogni dei
ragazzi in cui è capace di ucciderli davvero. Celebre horror onirico di Wes
Craven, assoluto maestro del genere, capace di ridar vita allo slasher con il successivo Scream e, in questo caso, di rinverdire
l’horror puro con questo cult di
grandissimo successo che fa leva sapientemente sulle paure ancestrali, sugli
spaventi infantili sempre presenti nel nostro inconscio: l’uomo nero, il buio,
gli incubi notturni. Ricco di tensione, di invenzioni visive, di atmosfere
malsane e di violenza esplicita sul filo dello splatter, è uno degli horror simbolo degli anni ’80, un teso
concentrato di suspense, paura e
disgusto con evidenti ambizioni di metafora sociale: l’ansia di diventare
adulti, le angosce infantili, l’American
dream che si è trasformato in un American
nightmare. Nel cast ricordiamo Heather Langenkamp, Amanda Wyss, Johnny Depp
(al suo esordio), John Saxon, Nick Corri, Charles Fleischer e, soprattutto, Robert
Englund che dà vita all’agghiacciante Freddy Krueger, che divenne rapidamente
una delle icone horror più famose e spaventose. Visto il grande riscontro
commerciale si pensò subito di spremere il frutto fino allo stremo, dando vita
a ben sei seguiti (di cui solo l’ultimo del 1994 è diretto ancora da Craven),
un remake del 2010 ed uno strampalato spin-off del 2003 che mette a confronto
due simboli dell’horror anni ’80: Freddy Krueger e Jason Voorhees. Quando è
troppo è troppo, ma l’iniziatore della saga è un horror con gli attributi che
ha fortemente innovato un genere solitamente statico e derivativo.
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