lunedì 26 giugno 2017

La nave dei folli (Ship of Fools, 1965) di Stanley Kramer

Negli anni ’30 una nave diretta dal Messico in Germania trasporta diverse persone in fuga da qualcosa o alla ricerca di una seconda occasione: la non più giovane Mary Treadwell oppressa dall’incubo della solitudine, una nobile spagnola deportata per aver fomentato una rivolta popolare, un giocatore di baseball in disarmo che teme l’oblio dell'anonimato, un ebreo tedesco maltrattato dai suoi compatrioti che si illude che il suo amore per la patria lo salverà dall’atroce destino del suo popolo, due fidanzati in cerca di un paese in cui vivere liberamente la loro passione, un austero nazista, una coppia di anziani che amano più i cani che gli uomini e tanti poveri proletari in cerca di una vita più dignitosa. Una volta sbarcati in Germania ciascuno andrà incontro al proprio fato, con l’ombra del nazismo che si allunga minacciosa sulle loro vite. Celebre melodramma marinaresco tratto da un romanzo di Katharine Anne Porter, tutto costruito sulla bella galleria di personaggi, il cui intreccio esistenziale racconta, pur nei modi lievi del sentimentalismo hollywoodiano, le preoccupazioni storiche, le tensioni emotive e le paure sociali di un’epoca che si avviava all’oscurantismo morale. L’emblematico microcosmo umano costretto a vivere in forzata promiscuità sul piroscafo diventa il simbolo di una condizione generale ben più ampia, di paesi interi alla deriva inconsapevole verso la follia di una guerra che avrebbe cambiato il mondo per sempre, marcando a fuoco il ventesimo secolo con il marchio indelebile di un’infamia troppo aberrante per poter essere perdonata o dimenticata. Tra speranze, illusioni, storie d’amore e vicende in bilico sul filo della telenovela, lo spettro del male assoluto che stava per travolgere l’Europa si insinua strisciante e minaccioso, come uno scomodo protagonista invisibile. Di grande spessore il cast con Vivien Leigh, Simone Signoret, José Ferrer, Lee Marvin, Oskar Werner e Elizabeth Ashley. Il film vinse due premi Oscar: alla bella fotografia in bianco e nero di Ernest Laszlo e alle scenografie di Robert Clatworthy e Joseph Kish.

Voto:
voto: 3,5/5

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