martedì 27 giugno 2017

Boys Don't Cry (Boys Don't Cry, 1999) di Kimberly Peirce

In una piccola città di provincia del Nebraska arriva il giovane Brandon Teena, carino e sensibile, che fa subito strage di cuori femminili. Accolto in casa dalla bionda Lana, che abita con la madre e due balordi che entrano ed escono dal carcere,  Brandon vivrà con lei un’intensa storia d’amore. Mentre i dubbi aumentano sull’identità del misterioso ragazzo che sembra piovuto dal cielo, la verità verrà fuori, improvvisa e sconvolgente, dopo il coinvolgimento di Brandon in un furto d’auto. Il giovane è in realtà una ragazza, di nome Teena Brandon, che si sente maschio e che è attratto sessualmente dalle femmine. Dopo l’iniziale sconforto, l’innamorata Lana sembra accettare ugualmente la situazione e decide di fuggire con Brandon ma la bieca ignoranza di un ambiente retrogrado e intollerante non ci metterà molto a tramutarsi in cieca violenza. Tratto da una storia vera, questo melodramma a due facce ci parla di temi scottanti e attualissimi: la sofferta ricerca della propria identità sessuale da parte di persone che si sentono “diverse” e la difficoltà di vivere liberamente la propria sessualità in un contesto sociale generalmente intransigente, se non addirittura omofobo. Il problema della discriminazione sessuale appartiene alla sfera dei diritti civili e, nonostante l’insieme di leggi e di passi concreti che sono stati fatti dai governi occidentali, siamo ancora ben lontani da una sua concreta risoluzione nella mentalità quotidiana della gente comune. La triste vicenda di Brandon/Teena, raccontata nel film con efficace senso tragico, vuol essere una denuncia della problematica di cui sopra, un atto d’accusa verso i comportamenti omofobi ed uno scossone emotivo all’indifferenza generale. Come già detto la pellicola ha due volti: la storia d’amore tra Brandon e Lana è raccontata con toni teneri e delicati, un sentimento sincero sbocciato come un bel fiore in un terreno aspro e inseminato. Invece l’efficace descrizione del degrado morale di un ambiente gretto e provinciale ha i modi aspri e duri di una veemente denunzia civile che cerca nel brutale realismo la forza del suo impatto culturale. Straordinarie interpretazioni delle due interpreti principali (che sono il cuore e l’anima del film): l’androgina Hilary Swank (premiata con l’Oscar come miglior attrice protagonista) e l’intensa Chloë Sevigny (che fu candidata come miglior attrice non protagonista ma non vinse la statuetta). Tenendo a freno la retorica, il moralismo e il sentimentalismo, la regista riesce a raccontare una storia di disperato coraggio e di squallido orrore con toccante sensibilità e accorata indignazione. Bella la colonna sonora che raccoglie brani diversi in cui spicca la dolce ballata folk “The Bluest Eyes in Texas” di Nina Person e Nathan Larson.

Voto:
voto: 4/5

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