mercoledì 28 giugno 2017

Full Monty - Squattrinati organizzati (The Full Monty, 1997) di Peter Cattaneo

A Sheffield, famoso centro siderurgico britannico, un caporeparto, Gaz, e cinque operai vengono licenziati dall’acciaieria in cui lavorano a causa della crisi. La ricerca affannosa di una nuova occupazione non porta a nessun risultato e Gaz rischia di perdere anche l’affidamento del figlio per problemi economici. Per far fronte alla difficile situazione l’uomo ha un’idea strampalata che si rivelerà un trionfo: allestire un numero di striptease maschile, con nudo integrale, insieme ai suoi cinque compagni di sventura. Dopo le titubanze iniziali lo show avrà un successo clamoroso e premierà il coraggio dei sei uomini. Da una trovata semplice e apparentemente banale, quasi ricalcando la trama del film, è venuto fuori il maggior successo commerciale della stagione cinematografica 1997-98 e uno dei più considerevoli dell’intero decennio, in rapporto al minimo budget speso (circa 3,5 milioni di dollari a fronte di oltre 500 milioni di guadagno in tutto il mondo). Scritto egregiamente da Simon Beaufoy, diretto con briosa energia da Peter Cattaneo e splendidamente recitato da un cast trascinante (in cui spicca il protagonista Robert Carlyle), è una commedia irresistibile, ironica e dissacrante che unisce la leggerezza del tocco alla profondità delle sue numerose implicazioni sociali, senza mai prendersi troppo sul serio. Si ride (e di gusto) anche affrontando temi scottanti come la disoccupazione, che quasi sempre implica perdita di autostima e disorientamento in merito alla propria identità socio-familiare. Ma si ride anche sulla non sempre facile accettazione del proprio corpo o su quanto possa essere avvilente sentirsi valutati unicamente in base all’aspetto fisico (e qui c’è una punta, sempre divertita, di evidente complicità con l’universo femminile). In perfetto equilibrio tra umorismo, goliardia, intelligenza, solidità espressiva, satira sociale e farsa di costume, questa pellicola fieramente british andrebbe seriamente studiata per cercare di carpirne la formula vincente, semplice e geniale. Pieno di rispettoso affetto e di accorata tenerezza verso i suoi personaggi, il film mette al bando ogni tentazione di moralismo demagogico e si prende persino la briga di mostrare (con caustica provocazione) anche la prospettiva femminile nei confronti dello striptease maschile: allegra, giocosa e spensierata, senza velleità morbose di immediato appagamento onanistico. La pellicola fu premiata con l’Oscar alla miglior colonna sonora assegnato ad Anne Dudley. Il titolo originale significa (letteralmente) "servizio completo", alludendo ovviamente al nudo integrale che l’orda femminile pretende dai sei improbabili spogliarellisti. E’ un film sorridente ed acuto che mette di buon umore e che lancia almeno due messaggi incoraggianti. Il primo: quando si crede di aver perso tutto non bisogna mai dimenticarsi del proprio corpo, un bene supremo che siamo portati a dare per scontato, dimenticandone il grande valore. E il secondo: ridersi addosso è un segno di grande forza e saggezza e, anche se magari non risolve, sicuramente aiuta, facendoti sentire meglio.

Voto:
voto: 4/5

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