Laura
Mars è una fotografa di moda di grande talento ma con il gusto della
provocazione, infatti usa spesso immagini violente e sgradevoli nei suoi
lavori. Un giorno inizia ad avere delle visioni in cui vede morire in modo
efferato modelle e persone che lavorano con lei. Quando gli omicidi avvengono
sul serio, esattamente nella modalità vista da Laura, la donna capisce di avere
poteri extrasensoriali di preveggenza. Il detective John Neville decide di
usare il dono della fotografa per la sua indagine ma Laura non riesce mai a
scorgere il volto dell’assassino. Ma ben presto la notizia si diffonde e lei si
sente in pericolo come “testimone” scomoda. Stravagante commistione di giallo
thriller di tipo whodunit con
elementi parapsicologici per un film poco incisivo, debole nella costruzione
della suspense e abbastanza prevedibile nella risoluzione finale. Tratto da un
soggetto di John Carpenter, che lo rese appetibile a molti appassionati di
horror, ha gli unici motivi di fascino nella torbida miscela tra violenza ed
erotismo e nella struttura non lineare che cerca di ingarbugliare la vicenda
altrimenti canonica. Passò quasi inosservato nel nostro paese mentre in America
riscosse un buon successo di pubblico incassando il triplo del budget speso. Di
gran livello il cast principale con Faye Dunaway e Tommy Lee Jones e
accattivante colonna sonora con molti successi dell’epoca, tra cui la splendida
“Prisoner” di Barbra Streisand. Il
titolo gioca sul relativismo della prospettiva visiva: quali sono i “veri”
occhi di Laura ? quelli naturali ? l’obiettivo della macchina fotografica
attraverso cui filtra il mondo con il suo estro visionario ? o quelli nascosti
che gli consentono di percepire i delitti di un prossimo futuro ? La domanda è
interessante ma non aspettatevi una risposta.
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