Tom Sanders è un esperto dirigente di un'azienda informatica in lizza per una promozione ad un ruolo di più alto prestigio societario. Convinto del fatto suo, Tom rimane sorpreso nel vedersi scavalcato da Meredith Johnson, sexy e decisa, con cui ha avuto una bollente relazione sessuale anni prima. Una volta che Meredith è divenuta il suo capo lo invita nel suo studio con la scusa di una riunione lavorativa e cerca di sedurlo per riprendere la vecchia tresca. Ma Tom, felicemente sposato e con figli, rifiuta le avances mandando la donna su tutte le furie. Per ripicca la losca Meredith lo denuncia per molestie sessuali facendolo sospendere immediatamente dal lavoro fino a che i fatti non saranno accertati. Ma Tom non ci sta e, malgrado la sua versione non sia facilmente credibile, decide di contrattaccare e, con l'appoggio di un'audace avvocatessa, denuncia a sua volta la Johnson di averlo molestato sessualmente, cercando di sfatare il mito che sia sempre il maschio a commettere questo tipo di abuso. Tratto da un romanzo di Michael Crichton, questo torbido thriller aziendale di Levinson, abilmente confezionato e dalle atmosfere pruriginose, è una parabola aggrovigliata, furba e moraleggiante sulla lotta per il potere (professionale, economico, politico) perennemente al centro del modus operandi americano. Livellato su un pavido conformismo edificante, mette tanta carne (bollente) sul fuoco per poi scegliere la risoluzione più buonista possibile, in perfetto stile Hollywood. Gli attori, forse a caccia di premi, si danno un gran da fare: Demi Moore è stupenda ma troppo irruenta e meno conturbante del solito, Michael Douglas come onest'uomo tutto casa e lavoro che rifiuta allegramente un rapporto sessuale con cotanta donna è sinceramente poco credibile. La famosa scena "scandalosa" dell'aggressione sessuale è più esplicita nel linguaggio che nei fatti e si muove sospesa sul filo del ridicolo involontario. Tanto fumo, poco arrosto.
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