giovedì 29 giugno 2017

Gli intrighi del potere - Nixon (Nixon, 1995) di Oliver Stone

Vita pubblica e privata di Richard Milhous Nixon, 37° presidente degli Stati Uniti, uno dei più controversi e pragmatici, un simbolo del lato oscuro della politica e degli intrallazzi del potere. Il film inizia dalla fine, dallo scandalo Watergate che, nel novembre 1973, segnò la fine della carriera politica di Nixon, costretto a dimettersi dalla carica presidenziale. Gli eventi principali della sua vita e della sua rapida carriera (deputato a 33 anni, senatore a 37, vicepresidente a 39, presidente a 55) sono raccontati in flashback, con un montaggio audace e vigoroso ben supportato da “miracolosi” effetti elettronici. E’ un kolossal storico biografico lungo (183 minuti nella versione cinematografica e 192 in quella Director's cut), puntiglioso, eccellente nella ricostruzione ambientale, esauriente nella disamina dei fatti, ambizioso come il suo protagonista, a volte mitizzato, altre volte tragicamente esasperato per accontentare la narrazione romanzata che il cinema hollywoodiano impone. Più classico, più misurato, meno isterico, più coeso e maturo rispetto agli standard del regista (che ha un’autentica predilezione per le biografie, i complotti e le storie caustiche contro il potere), è senza dubbio uno dei suoi film migliori e maggiormente equilibrati, un ritratto in chiaro scuro di un leader scomodo e ingombrante il cui destino si è sovrapposto idealmente e praticamente con anni particolarmente bui della storia americana. Grazie all’ottima sceneggiatura scritta dall’autore insieme a Stephen J. Rivele e Christopher Wilkinson, la pellicola approfondisce molti aspetti della vita di Nixon, con particolare attenzione verso la sfera privata, i tormenti interiori e gli avvenimenti che ne hanno segnato il carattere fin dalla giovinezza. Nel viaggio all’interno della personalità di Nixon ci vengono presentati, senza soluzione di continuità, il rimorso doloroso per la perdita dei fratelli, la risaputa invidia per i Kennedy (da lui sempre considerati dei privilegiati politici che hanno ottenuto il massimo senza doversi sporcare le mani), la frustrazione per non essere mai stato realmente amato dal popolo, l’orgoglio smisurato, la tronfia arroganza, gli scheletri nell’armadio, i mille compromessi, l’amara convinzione di essere stato usato come vittima sacrificale da dare in pasto al malcontento della nazione. Grandioso il cast con Anthony Hopkins (straordinaria e mimetica la sua interpretazione), Joan Allen, Paul Sorvino, Ed Harris, Bob Hoskins, E.G. Marshall, Mary Steenburgen, J.T. Walsh, James Woods e Kevin Dunn. Forse potrebbe risultare un po’ ostico al pubblico europeo per il gran numero di riferimenti ai fatti di politica interni, probabilmente sconosciuti ai non americani.

Voto:
voto: 4/5

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