martedì 20 giugno 2017

Sliding Doors (Sliding Doors, 1998) di Peter Howitt

Helen è una giovane donna che viene licenziata per essere arrivata in ritardo e, fortemente depressa, decide di tornare a casa. A questo punto la storia si divide in due possibili vite parallele della ragazza. Nella prima Helen prende la metro e, rincasata prima del tempo, trova il suo uomo a letto con un’altra. Si rifà una vita con un bel tipo conosciuto sulla metro che la metta incinta, ma scoprirà che il suo nuovo compagno è già sposato. Nella seconda possibile storia, Helen perde la metro, prende un taxi e arriva a casa in ritardo, trovando il suo ragazzo da solo, pur notando in giro indizi sospetti di una recente presenza femminile. Trova lavoro come cameriera e scopre di essere incinta del suo fidanzato, ma quando sta per dirglielo scopre che lui la tradisce con la sua ex. La prima storia avrà un finale tragico mentre la seconda uno più lieto. Interessante melodramma sentimentale con tocchi da commedia sul tema del destino e delle misteriose “svolte” esistenziali che, a nostra insaputa, possono influenzare pesantemente le nostre vite. Liberamente ispirato al film Destino cieco (1981) di Krzysztof Kieślowski, sa fondere abilmente tradizione e modernità, karma e fatalismo, umorismo e tragedia, dialoghi brillanti e stereotipi, in un incastro a due binari di discreta fattura che, alla sua uscita, affascinò moltissimo il pubblico più giovane. Impeccabile e garbato nella messa in scena, si avvale della presenza scenica della bionda Gwyneth Paltrow, radiosa e adorabile. E’ un film gradevole per mainstreamers che però non va mai oltre la superficie e in cui l’affascinante meccanismo dei destini paralleli viene ben presto fagocitato dal succedersi delle varie liaison sentimentali, che prendono il sopravvento sulla tematica filosofica. Il titolo allude alle porte della metro che, chiudendosi un attimo prima o un attimo dopo, determinano il destino della protagonista.

Voto:
voto: 3/5

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