martedì 20 giugno 2017

Ronin (Ronin, 1998) di John Frankenheimer

Nel Giappone antico i “Ronin” erano i samurai rimasti senza padrone, cani sciolti ugualmente pericolosi alla ricerca di una missione in cui usare la loro abilità di guerrieri. Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda molti agenti dei servizi segreti di vari paesi sono rimasti senza lavoro perchè non più necessari alla causa. Una tosta ragazza irlandese al servizio dell’IRA ne ingaggia cinque, di varia nazionalità, per recuperare una misteriosa valigetta protetta da un sofisticato sistema di sicurezza sulle cui tracce c’è anche la mafia russa. Notevole thriller spionistico diretto con grande perizia tecnica da Frankenheimer, fondendo la logica dei film d’azione all’europea con quella dei film all’americana. Cupo, solido, disincantato e crepuscolare, si avvale di una galleria di personaggi carismatici, di un ritmo teso come un cavo d’acciaio, di location suggestive, di un cinico romanticismo malinconico sulla fine di un’era dello spionaggio e di alcune sequenze d’azione memorabili, come il lungo e straordinario inseguimento automobilistico contromano nei tunnel di Parigi, tutto girato dal vivo grazie all’abilità degli stuntman e senza uso di effetti digitali. Una scena che vale, già da sola, il prezzo del biglietto. Con dialoghi essenziali e serrati, poche domande e zero risposte, il film è anche un grande omaggio al genere di spionaggio classico oltre che ai leggendari polizieschi di William Friedkin che hanno fatto la storia del cinema. Notevole anche la dinamica furiosa degli scontri a fuoco e la direzione delle scene di massa seguendo la vecchia scuola (vedi quella nell’arena di Arles o nel Palazzo del Ghiaccio di Parigi), a conferma del talento del regista che, nonostante l’età di quasi 80 anni, ha ancora energia e grinta da vendere. Straordinario il cast di stelle con Robert De Niro, Jean Reno, Natascha McElhone, Stellan Skarsgård, Sean Bean, Michael Lonsdale e Jonathan Pryce. Relativamente agli anni ’90 è uno dei migliori compromessi tra spettacolarità e contenuto.

Voto:
voto: 4/5

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