giovedì 22 giugno 2017

Once Were Warriors - Una volta erano guerrieri (Once Were Warriors, 1994) di Lee Tamahori

Nuova Zelanda: in un lurido ghetto di Auckland vive la famiglia di Beth, che discende da una nobile stirpe Maori. Beth si è sposata, per amore e contro il volere dei suoi, con Jake detto "la Furia", un bruto ubriacone discendente da una stirpe di schiavi che la picchia, la umilia e la tratta come una serva. I suoi figli maschi, invischiati tra bande di teppisti e piccoli furti, sono sempre nei guai con la giustizia. Beth riesce a confidarsi solo con la figlia Grace, che è a sua volta oppressa dal padre tiranno e dall'ambiente violento in cui è costretta a vivere. Quando il fratello di Jake, ubriaco fradicio, violenta Grace e questa per la vergogna si impicca, Beth decide di reagire, ritrovando l'antica fierezza e lo spirito indomito del suo popolo. Massiccia opera prima di Tamahori, basata sull'omonimo romanzo di Alan Duff, è una requisitoria dura, scioccante e realistica della difficile realtà dei sobborghi di Auckland, in cui le minoranze etniche vivono una squallida esistenza di degrado e ghettizzazione, succubi di alcool, droghe e ogni sorta di vizio possibile, animali feroci chiusi in un recinto di indifferenza affinché si sbranino tra loro. E' un film crudo e cruento di aberrante brutalità, ma anche un melodramma oscuro, una storia di formazione, una tragedia di periferia grezza e crudele, dominata da una furiosa energia visiva e da un ritmo travolgente che non dà tregua. La tormentata vicenda umana di questo microcosmo primitivo ha però il suo fulcro emotivo nella straordinaria figura di Beth, una madre coraggio che illumina la scena con la sua incredibile forza morale, con la sua eroica capacità di resistenza nel tentativo di tenere insieme i pezzi marci della sua famiglia e con il suo disperato coraggio di mettersi contro l'ottusa malvagità degli uomini per difendere l'onore e la giustizia, parole che trovano un senso profondo anche in una giungla antropologica così distante dalle coordinata civili. Indignazione, commozione e rabbia si fondono nell'animo dello spettatore mentre si assiste a questo film di forte impatto e di grande spessore emotivo, che trova la sua grande forza nei personaggi, interpretati con furibonda fisicità e veemente passione da un cast di attori bravissimi, in cui spiccano Rena Owen (memorabile nel ruolo di Beth) e Temuera Morrison. Grande successo di critica internazionale per questo piccolo grande film neozelandese che non ha nulla da invidiare, per potenza viscerale, asciuttezza formale e lucidità di denuncia sociale, alle prime opere di Martin Scorsese.

La frase: "Il nostro popolo era un popolo di guerrieri, ma non come te, Jake: era un popolo nobile, fiero, che aveva una grande anima. E se la mia anima è sopravvissuta a diciotto anni con te può sopravvivere a qualsiasi cosa..."

Voto:
voto: 4/5

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