mercoledì 28 giugno 2017

Wolf - La belva è fuori (Wolf, 1994) di Mike Nichols

Dopo aver investito un lupo, di notte su una strada di campagna, Will Randall, redattore di una casa editrice, viene morso alla mano. Mentre la sua vita va a rotoli (il cinico collega Stewart Swinton è l’amante di sua moglie e gli fa le scarpe sul lavoro soffiandogli il posto), Randall si rende conto di essere cambiato dopo l’incidente, perchè è entrato in possesso di un incredibile vigore fisico e sessuale, e i suoi sensi sono diventati straordinariamente sviluppati. Il cambiamento culmina nella licantropia che fa trasformare il nostro in un feroce lupo mannaro durante le notti di luna piena. Mentre Randall allaccia una relazione con Laura, la bella figlia del suo editore, viene accusato dell’efferato omicidio di sua moglie, fatta a pezzi da una non identificata belva. Tutti gli elementi sono contro di lui ma intanto ricompare il suo rivale Swinton, con qualche incredibile sorpresa a suo favore. Stravagante commistione, riuscita solo in parte, tra horror gotico, critica sociale, ironia nera e racconto romantico. E’ indubbiamente interessante l’intento di utilizzare la figura iconica del licantropo come metafora satirica nei confronti dell’avidità, dell’arrivismo e del cinismo di cui è intriso il modello capitalistico americano (in cui vale il vecchio detto latino “homo homini lupus” nella continua corsa al potere e alla carriera). Ma, dopo una prima parte ben riuscita, in cui la sovrapposizione tra la trasformazione in lupo del protagonista e la natura ferina dell’ambiente manageriale in cui egli lavora funziona perfettamente, il film scade in un accumulo di banalità e battute a vuoto, prendendo la deriva confusa di un horror sentimentale poco convincente con momenti che sfiorano il ridicolo. Peccato, perchè gli interpreti sono molto bravi (Jack Nicholson, Michelle Pfeiffer, James Spader, Kate Nelligan, Eileen Atkins e Christopher Plummer), con la Pfeiffer deliziosa e Nicholson meglio da uomo che da lupo. Le musiche sono di Ennio Morricone e la fotografia di Giuseppe Rotunno. Una buona idea non sviluppata a dovere da Mike Nichols e con un notevole spreco di attori.

Voto:
voto: 2,5/5

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