giovedì 22 giugno 2017

Il pranzo di Babette (Babettes gæstebud, 1987) di Gabriel Axel

Martina e Filippa, due sorelle nubili non più giovanissime, vivono in un remoto paesello sulla costa dello Jutland, in Danimarca, insieme al loro padre, severo pastore luterano. La monotonia della loro vita tutta casa e preghiera è spezzata dall'arrivo improvviso di una giovane donna francese, Babette Harsant, che porta una lettera per Filippa da parte di un suo vecchio spasimante ormai vecchio e pieno di rimpianti. La lettera contiene anche una accorata raccomandazione per la vedova Babette affinché sia ospitata come governante. Le due sorelle accettano di buon grado e la solerte Babette cerca di integrarsi in tutti i modi nella nuova comunità. Ma dopo anni di umile e decoroso servizio la donna, dopo aver vinto una ingente somma di denaro alla lotteria, sorprende tutti con una mossa inattesa: grazie alla vincita Babette organizza uno sfarzoso pranzo, realizzando una vera opera d'arte gastronomica, allo scopo di ricucire tutti i dissapori tra gli abitanti del paese. Tratto da un racconto di Karen Blixen, questa garbata commedia danese è un piccolo capolavoro di grazia, delicatezza, semplicità e decoro, pervaso da sentimenti in bilico tra la toccante malinconia e la sorridente serenità. Il punto cruciale dell'opera è l'integrazione tra persone che appartengono a realtà sociali differenti, con diversità religiose, di costume e di ideologia. In un simile contesto il cibo, elemento di aggregazione universale, diventa il mezzo di abbattimento delle barriere predette ma anche il veicolo di espressione della vena artistica di Babette, sempre tenuta a freno in anni di silente vassallaggio. Il cibo, ovvero il talento culinario, è una evidente forma d'arte, come libera attività espressiva dello spirito e dell'abilità dell'uomo, e, quindi, anche l'arte diventa un mezzo per avvicinare i popoli, ridurre le distanze, abbattere i muri e trovare un reale momento di condivisione emotiva o, come in questo caso, sensoriale. Raffinatissimo nella forza della sua genuina purezza, il film è un suggestivo affresco lirico che ti entra nel profondo per la sua limpida schiettezza. Amabilmente sentimentale ma senza un filo di retorica. Fu premiato con l'Oscar al miglior film straniero nel 1988.

Voto:
voto: 4/5

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