giovedì 22 giugno 2017

Bird (Bird, 1988) di Clint Eastwood

Vita di Charlie Parker, detto "bird", il più famoso (e per molti il più grande) sassofonista della storia del jazz, grande innovatore del genere e padre (insieme a Dizzy Gillespie) dello stile chiamato "bebop". Il suo purissimo genio musicale non era però supportato da un adeguato stile di vita, nella quale "bird", capace di esprimersi realmente solo suonando il suo sax, era un autentico disastro tra alcool, droghe, amori turbolenti, comportamenti dissoluti. Morì a soli 34 anni ridotto in miseria ma lasciò un'impronta indelebile nella storia della musica. Biografia anomala, non lineare, cupa e notturna, proprio come il personaggio protagonista, un uomo oscuro più della sua pelle e tormentato da demoni interiori che lui riusciva a tenere a bada solo quando brandiva il suo sassofono e inventava la sua musica divina, che, a detta di quanti hanno avuto la fortuna di ascoltarlo dal vivo, era capace di far "volare". Fedele al suo stile sobrio Eastwood realizza un film asciutto e teso, di classica misura, senza effettismi particolari, un ritratto puntiglioso ma algido dell'esistenza inquieta di "bird", delle sue molte fragilità, cercando di cogliere nei massimi momenti di debolezza la magia della sua arte, quella scintilla fugace che, a tratti, riusciva a dissipare il buio che il nostro si portava dentro. E' un film lungo, sensibile e minuzioso, straordinario nella ricostruzione ambientale, diretto con "invisibile" sicurezza e ben interpretato da un cast efficace in cui spiccano Forest Whitaker e Diane Venora. Costruita sul cromatismo nero, l'opera si avvale di alcuni splendidi momenti di evasione dominati dalla luce: il felice viaggio nel profondo Sud e le nozze ebraiche a Brooklyn. Dal punto di vista musicale i puristi del jazz hanno criticato il regista per la scelta di far registrare in studio il suono del sax di Parker, eliminando l'accompagnamento delle incisioni originali in cui suonavano leggende come Dizzy Gillespie o Max Roach. L'autore motivò il suo operato nell'ottica di ottenere la migliore qualità sonora possibile. Il film fu molto deludente al botteghino, la sua austera anti-spettacolarità lo rese inevitabilmente ostico al grande pubblico. Fu invece generalmente apprezzato dalla critica e vinse l'Oscar al miglior sonoro e il premio per la miglior interpretazione maschile (a Forest Whitaker) al Festival del Cinema di Cannes. Nella grande filmografia di Clint Eastwood è una delle opere più incomprese e sottovalutate, ma merita la riscoperta. E non solo da parte dei patiti di jazz.

Voto:
voto: 4/5

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