mercoledì 21 giugno 2017

L'imperatore del Nord (Emperor of the North Pole, 1973) di Robert Aldrich

Oregon, 1933: durante la Grande Depressione gli hobos sono vagabondi disperati in cerca di lavoro che si spostano di stato in stato salendo clandestinamente sui treni merci. Il più scaltro di loro, chiamato da tutti “Numero 1” o anche “Imperatore del Nord”, è diventato una leggenda tra gli hobos perchè è sempre riuscito a farla franca, sfuggendo ai guardiani che, se li scovano, li gettano senza pietà dal treno in corsa. Ma sulla linea numero 19 c’è Shack, conduttore crudele e determinato, che ha fatto della lotta ai clandestini la sua ragione di vita. La sfida tra i due sarà inevitabile in una battaglia disperata all’ultimo sangue a colpi di bastone, catene e accette. Fosco dramma d’azione in cadenze epiche per sottolineare i temi cardine della cinematografia dell’autore: elegia dei perdenti, senso romantico della sconfitta e furore violento. E’ un film totalmente aldrichiano, una sorta di peana in onore dei diseredati, dei ribelli e dei reietti, nel quale l’individualismo anarcoide del regista si esprime con ammirevole coerenza. La lotta senza quartiere tra il sadico capotreno e il campione dei vagabondi clandestini, nell’America della grande crisi del 1929, assume il carattere di un apologo politico dal sapore mitico, nascosto nelle pieghe di un grande film d’azione violenta. Il messaggio dell’opera è crudo e intransigente, veicolato attraverso uno stile che ricorda una ballata avventurosa, sospesa tra malinconico disincanto e furia espressiva. L’eterno conflitto tra potere reazionario e individualismo ribelle assume qui i contorni di una lotta ancestrale che vira nella mitologia eroica e i due contendenti che si combattono sul treno in corsa diventano figure archetipi di una sfida vecchia quasi quanto l’uomo. Grande il cast con i due formidabili antagonisti sugli scudi, Lee Marvin e Ernest Borgnine, ma da non sottovalutare anche la bella prova di Keith Carradine nel ruolo di Cigaret, un hobo ambizioso che cerca di soffiare il primato a “Numero 1” vantandosi di imprese che non ha mai compiuto. Robusto, teso e disperato, non è un film fatto per piacere a tutti, ma per quelli a cui è piaciuto è un autentico cult (come molti film di Aldrich).

Voto:
voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento