Erin
Grant, giovane segretaria dell'F.B.I., viene licenziata e perde la custodia
della figlia di sette anni che viene affidata all'ex marito, violento e
balordo. Pronta a tutto per riconquistare la bambina, la bella Erin va a
lavorare in un topless bar dove la sua grande carica sensuale attira subito le
attenzioni maschili. Tra questi uno strambo senatore anziano, David Dilbeck,
che perde la testa per lei, si mette nei guai e viene assassinato da alcuni
mafiosi con cui è implicato in loschi affari. Erin, che intanto ha riavuto
l’affidamento della figlia grazie all’intercessione del senatore, viene
interrogata dalla polizia e finisce anche nel mirino dei criminali collusi con Dilbeck
che temono che la donna sappia qualcosa sul loro conto. Ma a guardarle la
spalle c’è un onesto poliziotto innamorato e un enorme buttafuori di colore.
Improbabile dramma erotico sentimentale che vorrebbe descrivere le connessioni
tra crimine, politica ed economia ma naufraga miseramente in un pasticcio
pruriginoso che oscilla tra moralismo patetico, dialoghi ridicoli ed un
ruffiano femminismo ambiguo. L’inconsistenza inverosimile della vicenda e
l’inevitabilità del lieto fine hollywoodiano danno il colpo di grazia ad un
prodotto che è davvero arduo da prendere sul serio. Da salvare soltanto i
balletti sexy di Demi Moore che esibisce con spudorata fierezza le grazie del
suo corpo statuario, tutto il resto è noia, melassa e prevedibili banalità. La Moore
ottenne un compenso di 12 milioni di dollari per accettare il ruolo, davvero troppi
anche per un fisico come il suo. Completano il cast Burt Reynolds, Armand
Assante, Ving Rhames e Robert Patrick, alcuni dei quali avranno poi deciso di
negare la loro partecipazione a questa pellicola veramente scandalosa e non
certo per le tette al vento della Moore. E’ uno dei punti più bassi del cinema
americano degli anni ’90 che vinse sei Razzie
Awards, meritatissimi.
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