martedì 27 giugno 2017

Striptease (Striptease, 1996) di Andrew Bergman

Erin Grant, giovane segretaria dell'F.B.I., viene licenziata e perde la custodia della figlia di sette anni che viene affidata all'ex marito, violento e balordo. Pronta a tutto per riconquistare la bambina, la bella Erin va a lavorare in un topless bar dove la sua grande carica sensuale attira subito le attenzioni maschili. Tra questi uno strambo senatore anziano, David Dilbeck, che perde la testa per lei, si mette nei guai e viene assassinato da alcuni mafiosi con cui è implicato in loschi affari. Erin, che intanto ha riavuto l’affidamento della figlia grazie all’intercessione del senatore, viene interrogata dalla polizia e finisce anche nel mirino dei criminali collusi con Dilbeck che temono che la donna sappia qualcosa sul loro conto. Ma a guardarle la spalle c’è un onesto poliziotto innamorato e un enorme buttafuori di colore. Improbabile dramma erotico sentimentale che vorrebbe descrivere le connessioni tra crimine, politica ed economia ma naufraga miseramente in un pasticcio pruriginoso che oscilla tra moralismo patetico, dialoghi ridicoli ed un ruffiano femminismo ambiguo. L’inconsistenza inverosimile della vicenda e l’inevitabilità del lieto fine hollywoodiano danno il colpo di grazia ad un prodotto che è davvero arduo da prendere sul serio. Da salvare soltanto i balletti sexy di Demi Moore che esibisce con spudorata fierezza le grazie del suo corpo statuario, tutto il resto è noia, melassa e prevedibili banalità. La Moore ottenne un compenso di 12 milioni di dollari per accettare il ruolo, davvero troppi anche per un fisico come il suo. Completano il cast Burt Reynolds, Armand Assante, Ving Rhames e Robert Patrick, alcuni dei quali avranno poi deciso di negare la loro partecipazione a questa pellicola veramente scandalosa e non certo per le tette al vento della Moore. E’ uno dei punti più bassi del cinema americano degli anni ’90 che vinse sei Razzie Awards, meritatissimi.

Voto:
voto: 2/5

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