Giovanna
d'Arco nasce nel 1412 a Domrémy (Francia) in una modesta famiglia contadina. Dopo
la guerra dei Cent’Anni la Francia è sotto il giogo inglese e la regione dove
nasce Giovanna è ulteriormente sconvolta da una guerra civile. Con l’infanzia
segnata dal massacro della sua famiglia e da una violenza sessuale subita da
parte dei soldati britannici, la ragazza cresce dura e forte, con il cuore
spezzato e delle voci interiori che la sospingono verso l’azione militare.
Grazie al suo spirito indomito viene ricevuta dall’erede al trono di Francia, Carlo
VIII, e lo convince a farsi assoldare in un contingente di soldati che viene
inviato a combattere ad Orléans, strategicamente fondamentale nella guerra
contro l’Inghilterra. Giovanna si batte con un furore isterico che contagia
tutti i suoi compagni, animata dall’odio contro gli inglesi e dalla convinzione
interiore di aver ricevuto la missione da Dio di liberare il suo paese
dall’invasore straniero. La battaglia si conclude col trionfo francese e Carlo
VIII viene incoronato l’anno dopo nella cattedrale di Reims. Ma il suo
cambiamento di strategia politica, con il passaggio dai metodi bellici a quelli
diplomatici, fa decadere il ruolo di Giovanna che viene tradita, consegnata
agli inglesi, accusata di stregoneria, processata e infine bruciata viva sul
rogo, a soli 19 anni. Nel 1920 sarà proclamata Santa da Papa Benedetto XV.
Ennesima versione cinematografica della dolorosa vicenda della Pucelle d'Orléans, girato all’americana
da Besson con grande ritmo e notevole spettacolarità visiva nelle imponenti
sequenze di battaglia. Esteticamente molto curato, il film manca di un proprio
stile originale e lo ricerca, annaspando, in una miriade di suggestioni e di
influenze: Kurosawa, Herzog, Mel Gibson, la pittura dei Preraffaelliti inglesi,
la cinematografia horror e la cultura New Age. Ampiamente squilibrato tra forma
e contenuto, è un’opera traballante e superficiale che, quando si avventura
nell’analisi psicologica e spirituale dei personaggi, sfiora più volte il
ridicolo, scadendo in una fastidiosa banalità. Il cinema adrenalinico di Besson
ha grande forza scenografica nel racconto per immagini ma manca solitamente di
anima, di lirismo e di profondità, tutti elementi imprescindibili se si ha
l’ambizione di narrare la breve vicenda terrena di Giovanna d'Arco. Il
misticismo, la tensione ascetica, il tormento interiore e il respiro epico
lasciano il posto ad un lungo insieme di sequenze d’azione, convulse e
visivamente potenti ma vuote dal punto di vista introspettivo. Molta enfasi e
poca sostanza, con pochi momenti da salvare al di fuori delle scene di
battaglia (tra questi c’è il riconoscimento a Chinon). Il cast stellare appare
più sprecato che funzionale, con la scattante Milla Jovovich che si impegna
molto ma è troppo bella per essere credibile nel ruolo di Giovanna, e poi a
seguire Dustin Hoffman, John Malkovich, Faye Dunaway, Vincent Cassel, John
Merrick e Pascal Greggory. L’utilizzo di un mito della settima arte come Hoffman
per interpretare la coscienza di Giovanna è emblematico dell’idea di cinema
dell’autore: sospeso tra l’audacia e l’indecenza.
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