mercoledì 21 giugno 2017

Frankenstein di Mary Shelley (Mary Shelley's Frankenstein, 1994) di Kenneth Branagh

Il barone Victor Frankenstein ha avuto la sua vita segnata da un tragico evento: la morte della madre, deceduta di parto nel dare alla luce suo fratello minore. Dopo questo trauma l'uomo è ossessionato dall'idea di ricreare la vita partendo dalla carne morta, si iscrive alla facoltà di medicina e diventa uno scienziato geniale e stravagante dalle teorie rivoluzionarie. La storia d'amore con la sorella adottiva Elizabeth non lo distoglie dal suo obiettivo principale e così Frankenstein, dopo la morte del suo insegnante di anatomia Waldman, decide di utilizzarne il cervello per la creazione della sua creatura, ottenuta assemblando pezzi di cadaveri diversi. L'esperimento riesce ma il "mostro" che ne scaturisce provoca orrore e sgomento nello scienziato che lo scaccia via. Ma la creatura dall'orrendo aspetto ha dei sentimenti e intende vendicarsi del suo creatore che lo ha abbandonato al suo triste destino di reietto alienato dopo averlo messo al mondo. Con il consueto furore espressivo Branagh dirige e interpreta l'ennesima versione del racconto horror di Mary Shelley, dando vita ad un film fedele e forsennato, barocco e appassionato, dove (per la prima volta) il vero protagonista è il barone anziché la creatura. Ridondante ed enfatico come di consueto, il regista britannico scegli di approfondire alcuni episodi inediti che di solito il grande schermo ha sempre ignorato, come l'amore "maledetto" tra Frankenstein e la sorellastra o le questioni bioetiche relative al trapianto di organi. Tra un barone esaltato e un mostro rancoroso malato di solitudine, il film privilegia gli aspetti psicologici dell'orrore piuttosto che le consuete atmosfere gotiche e la stessa creatura è meno mostruosa e più umana rispetto all'iconografia tradizionale dei vecchi horror. Qualunque difetto si voglia imputare all'istrione Branagh non si può negare il suo coraggio nel tentativo costante di fornire riletture alternative dei classici, peccando però spesso di troppa foga espressiva e di narcisismo autoreferenziale. Buono il cast con il regista attore nei panni esagitati di Frankenstein (che spesso mette a nudo una fisicità invidiabile), Robert De Niro nel difficile ruolo del mostro (non esaltante ma nemmeno da bocciare) e poi ancora Helena Bonham Carter, Tom Hulce, Aidan Quinn e Ian Holm. Alla sua uscita la pellicola provocò reazioni tiepide da parte della critica mentre il riscontro di pubblico fu ampiamente positivo. Il film fu prodotto da Francis Ford Coppola, che inizialmente doveva occuparsi anche della regia, che poi decise di affidare a Branagh con cui però ebbe parecchi contrasti durante la lavorazione. Alla fine sembra che Coppola sia rimasto parzialmente insoddisfatto del lavoro del regista, giudicando il film troppo frenetico e frettoloso, forse rimpiangendo la sua rinuncia a dirigerlo. Sarebbe stato bello vedere un Frankenstein di Coppola ma, probabilmente, i film mai nati finiscono nello stesso luogo delle creature "diverse", sbattute al mondo e poi rinnegate.

Voto:
voto: 3/5

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