Nell'estate
del 1966, nel famigerato quartiere di Hell's Kitchen a Manhattan, quattro minorenni
(Lorenzo, Michael, John e Tommy) per una stupida bravata rischiano di uccidere
un uomo anziano all'uscita della metropolitana. Condannati a 18 mesi di
riformatorio, i quattro subiscono atroci violenze psicofisiche e abusi sessuali
da parte di due sadici agenti di custodia. A nulla valgono gli incoraggiamenti
di un buon sacerdote, padre Carrillo, per evitare che i giovani, in un ambiente
ancora più malvagio della strada da cui sono stati strappati a scopo
rieducativo, siano sempre più attratti dal male e dalla criminalità. Dopo 15
anni Tommy e John, ormai divenuti spietati gangster, incontrano il più crudele
dei loro aguzzini in un pub del quartiere. L’escalation di morte e violenza
sarà inarrestabile. Cupo dramma criminale carcerario di Barry Levinson, tratto
dall'omonimo e controverso romanzo autobiografico di Lorenzo Carcaterra. E’ un
film lungo, tetro, prolisso, a tratti sgradevole per la crudezza delle
situazioni e la violenza concettuale (quella fisica ci viene fortunatamente in
buona parte risparmiata). Un film che cerca di toccare lo stomaco e il cuore
dello spettatore attraverso una tragedia umana che va di orrore in orrore, in
un vortice inarrestabile di efferatezza. Se la prima parte è avvincente nel suo
incedere oscuro e brutale, la seconda si perde tra i meandri di un legal thriller un po’ sciapo e una gangster story dalla conclusione scontata.
Nella storia del cinema americano raramente abbiamo assistito ad un simile
spreco di attori, un cast stellare per una pellicola mediocre e senza lampi,
che non riesce mai a decollare. Tra i tanti grossi nomi degli interpreti citiamo
Jason Patric, Brad Pitt, Ron Eldard, Billy Crudup, Kevin Bacon, Robert De Niro,
Vittorio Gassman, Dustin Hoffman e Minnie Driver. I più autorevoli sono il
nostro Vittorio Gassman, che in un paio di apparizioni dà una grande lezione di
classe e di carisma, e Dustin Hoffman, nell’insolito ruolo di un avvocato
gaglioffo che non vorremmo mai avere come difensore.
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