Dean Corso, esperto di libri antichi, viene contattato dal collezionista Boris Balkan, appassionato di scienza occulte e di magia nera, che dice di possedere una preziosa copia del leggendario volume "Le nove porte del regno delle tenebre" scritto nel 1666 e salvato dai roghi della Santa Inquisizione. In giro per il mondo esistono altre due copie del libro e Balkan incarica Corso di trovarle e portarle da lui, a qualunque prezzo e a qualunque costo. Egli intende scoprire quale delle tre copie ancora esistenti sia quella autentica, il cui potere è quello di riuscire ad evocare Satana. Il viaggio di Corso dall'America attraverso l'Europa è segnato da eventi inquietanti e morti misteriose, ma il nostro non si scoraggia anche se la sua inchiesta sembra accompagnata da un'ombra demoniaca. Ispirandosi al romanzo "El Club Dumas" (1993) di Arturo Pérez-Reverte, Polanski ha realizzato un cupo thriller esoterico soprannaturale sulla ricerca di un libro maledetto, che avrebbe il potere di aprire le porte dell'inferno. Dal punto di vista stilistico è un'opera di notevole fascino oscuro che, mediante l'appassionante indagine del protagonista, gioca abilmente sul filo sottile tra ciò che è e ciò che appare, secondo un tema assai caro al regista polacco. Tutta la prima parte è un perfetto meccanismo geometrico sospeso tra mistero, inquietudine e minaccia, in cui l'autore ci fa quasi sentire il respiro antico dei secoli passati, tramite il racconto di maledizioni indicibili che hanno provocato tragici avvenimenti in nome dell'alterigia umana e della sua voglia di sfidare l'inconoscibile. Peccato che tutto il buono costruito nella meticolosa investigazione preparatoria crolli in un finale banalmente raffazzonato davvero difficile da digerire. Uno scivolone che si può anche perdonare al grande Polanski ma che finisce per inficiare il giudizio complessivo sul film, che delude le grosse aspettative dopo un avvio eccellente. Di buon livello il cast internazionale con Johnny Depp, Emmanuelle Seigner, Lena Olin e Frank Langella, in cui il punto debole è proprio la conturbante Seigner (compagna del regista), perchè, non appena la vedi apparire in scena, già capisci dove si andrà a parare.
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