lunedì 26 giugno 2017

I professionisti (The Professionals, 1966) di Richard Brooks

Per riuscire a liberare sua moglie Maria, rapita da un feroce rivoluzionario messicano, un ricco yankee assolda quattro avventurieri pronti a tutto: Bill Dolworth, esperto di esplosivi, Henry “Rico” Fardan, ex comandante dell’esercito dai modi autoritari, Hans Ehrengard, specialista in cavalli, e Jack Sharp, abilissimo nell’uso del del lazo. Spinti dall’elevato compenso promesso dall’uomo i quattro riescono ad entrare nel ranch del messicano, superando mille insidie, ma trovano una sopresa imprevista. Dal romanzo “A Mule for the Marquesa” di Frank O'Rourke, Richard Brooks ha tratto il suo miglior film e uno dei più importanti western degli anni ’60 che, sotto la patina classica, nasconde un’anima sporca e ambigua di grande apologo politico, denso di disincanto e di contraddizioni, il cui provocatorio animo liberale non nasconde la necessità della rivoluzione come unica possibile risposta al colonialismo. Con coraggio e autorevolezza il regista, autore anche delle sceneggiatura, firma un’opera profonda e scomoda, che pone sul tavolo questioni complesse e realistiche, avvalendosi di dialoghi memorabili, ambientazioni di grande forza evocativa, una bella colonna sonora avvolgente di Maurice Jarre ed un sontuoso cast in gran forma con Burt Lancaster, Lee Marvin, Claudia Cardinale, Jack Palance, Robert Ryan e Woody Strode. Tra le sequenze da ricordare: il formidabile incipit con la presentazione in dissolvenza incrociata dei quattro professionisti e l’irruzione notturna nella hacienda messicana, un modello di costruzione della tensione e di azione vertiginosa. Nutrendosi avidamente di contrasti e di equivoci, di polvere e di sangue, di giustizia e di ribellione, questo western di Brooks sembra quasi anticipare le atmosfere anarchiche e sordide che presto daranno vita, con grande successo commerciale e di critica, ai vari mucchi selvaggi e sporche dozzine.

Voto:
voto: 4/5

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