Darby
Shaw, studentessa in legge, si dedica ad un caso di cronaca che ha colpito la
sua attenzione: la morte violenta e quasi simultanea di due giudici della Corte
Suprema. Brillante e sveglia, la ragazza elabora una teoria inquietante secondo
la quale dietro il duplice omicidio ci sarebbe la mano di un potente magnate
dell’industria, principale finanziatore della campagna elettorale del
presidente in carica. Quando il suo docente (e amante), con cui Darby si era confidata, viene ucciso e il suo
esplosivo rapporto finisce nelle mani dell’FBI, la donna si sente in pericolo e
si dà alla macchia. Sarà aiutata da Gray Grantham, un coraggioso giornalista di
colore tutto d’un pezzo. Secondo adattamento cinematografico di un romanzo di John
Grisham, per un thriller stiracchiato e accademico, inverosimile nelle svolte e
sempre alla ricerca di un macchinoso effettismo. Pieno zeppo di personaggi, di
dialoghi fiacchi, di momenti morti e alla costante ricerca di una suspense che invece latita, è un
evidente passo falso di Pakula che sembra quasi affidare agli attori le sorti
di questo giocattolone basato sul sensazionalismo complottistico,
particolarmente amato dal pubblico americano. Il lungo gioco del gatto col topo
si conclude, ovviamente, con l’immancabile lieto fine hollywoodiano, offendendo
ulteriormente l’intelligenza degli spettatori. Fragile e stereotipato, questo
giallo stinto non convince nemmeno nella resa del cast, con Julia Roberts che
da genio della logica criminale si trasforma in cerbiatta smarrita e Denzel
Washington nel classico ruolo del salvatore da “arrivano i nostri”. Vanno meglio le seconde linee con Tony Goldwyn,
Sam Shepard, John Heard e Stanley Tucci. E’ una di quelle pellicole da
spettatore medio, televisore 24 pollici, seconda serata, i “Bellissimi” di Rete
4 e dormita sul divano dopo venti minuti. Ma, manco a dirlo, negli USA ottenne
un notevole successo di pubblico (decimo incasso della stagione 1993-94). Ah!
L’America!
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