venerdì 23 giugno 2017

The Wicker Man (The Wicker Man, 1973) di Robin Hardy

Un poliziotto inglese, Neil Howie, viene invitato da una lettera anonima ad investigare sulla scomparsa di Rowan Morrison, una ragazza che vive sulla remota isola di Summerisle, al largo della Scozia. Giunto sul luogo, Howie capisce presto che i locali, governati dallo strano Lord Summerisle, sono parecchio eccentrici e sembrano volere ostacolare le indagini. Il poliziotto non ci mette molto a farsi un quadro preciso della situazione angosciante in cui si trova: sull’isola tutti praticano antichi rituali pagani di origine celtica, soggiogati dalla personalità dominante di Summerisle, e la ragazza scomparsa potrebbe essere la futura vittima di un sacrificio umano, in omaggio alle loro divinità, per propiziare il nuovo raccolto. Horror britannico di culto degli anni ’70, quasi sconosciuto in Italia dove non fu mai distribuito, tratto dal romanzo “Ritual” (1967) di David Pinner. E’ un film di grande atmosfera e di potente valenza provocatoria (che puntualmente suscitò scandalo e indignazione alla sua uscita) per la messa a confronto tra due diverse religioni: quella cattolica, piena di tabù, di restrizioni e di ipocrisia nel contrasto tra dottrina e relativa messa in pratica, e quella celtica, arcaica, pagana, primitiva, sanguinaria, ma anche libera, istintiva, pura, capace di accordare l’uomo con le sue pulsioni e di farlo vivere in armonia con la natura. La sensazione che il film sia apertamente schierato dalla parte degli isolani rispetto al poliziotto rigidamente cattolico fu uno dei motivi principali dello scandalo di cui sopra. A questo si aggiunse la violenza psicologica di alcune sequenze e l’audacia nell’affrontare l’argomento sessualità, con simboli fallici, dialoghi maliziosi, comportamenti spudorati all’insegna dell’amore libero e alcune scene di nudo integrale (memorabile quella in cui la bella figlia del locandiere dove alloggia Howie tenta in tutti i modi di sedurlo, ballando nuda e cantando una canzone fortemente allusiva, ma lui resiste perchè intende arrivare vergine al matrimonio). Altro elemento molto controverso furono i tentativi (non di certo campati in aria) di stabilire una connessione tematica tra paganesimo e cattolicesimo, mostrando come molte usanze della seconda religione discendano pari pari da rituali della prima. Massacrato dalla censura, dovette subire diversi tagli e traversie, al punto che ormai la versione originale è considerata praticamente perduta irrimediabilmente. Attualmente la release più vicina all’opera integrale è la final cut di 95 minuti restaurata da Canal+ nel 2013. Nel cast tra Edward Woodward, Diane Cilento e la splendida Britt Ekland, svetta un grande Christopher Lee che consegna un altro villain memorabile alla sua lunghissima galleria di cattivi cinematografici. Il titolo tradotto in italiano significa “il gigante di vimini”, riferito alla grande struttura in legno dalla forma umanoide che compariva in tutti gli antichi rituali dei Druidi durante i sacrifici umani. Il film ha avuto un pessimo remake americano: Il prescelto (The Wicker Man, 2006) di Neil LaBute. Quest’opera coraggiosa e affascinante merita sicuramente il recupero, specialmente da parte degli appassionati dell’estetica anni ’70.

Voto:
voto: 4/5

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