Due
sbirri americani, Nick e Charlie, molto amici ma dai metodi diversi, devono
scortare in Giappone un boss della yakuza,
catturato da Nick dopo una furibonda sparatoria in un ristorante di New York.
Ma giunti sul posto gli uomini della banda del criminale riescono a liberarlo e
i due yankees si trovano costretti a
collaborare con la polizia locale, di cui non capiscono nè la lingua, nè le
usanze, nè gli schemi investigativi. Per colpa di Nick, spericolato e
avventato, i due si cacciano sistematicamente nei guai, trovandosi coinvolti in
una sanguinosa guerra tra bande rivali. Energico poliziesco d’azione di Ridley
Scott, duro e brutale, visivamente splendido grazie agli avveniristici scenari
urbani di Osaka, che nei momenti notturni sembra ricordare le atmosfere di Blade Runner. Il film è avvincente, teso
e straniato, a causa dei due sbirri “alieni” catapultati in un contesto che non
gli appartiene e in cui non si ritrovano, con il conseguente scontro di culture
tra Oriente e Occidente. Peccato che, nonostante la tanto declamata passione
del regista per il mondo nipponico, il film sia nettamente sbilanciato sul
versante filo-americano con la solita insopportabile solfa degli eroi yankees che arrivano a salvare il
“mondo”. Di contro l’universo giapponese è raffigurato attraverso una lunga
serie di stereotipi, soffermandosi appena alla patina, senza neanche cercare un
minimo di profondità o di analisi socio-ambientale. La pioggia sporca del
titolo allude all’imbarbarimento della cultura giapponese che si è rapidamente
occidentalizzata dopo la fine della guerra. E, almeno in questo caso, si può
notare un minimo di autocritica obiettiva. Nettamente sbilanciato tra contenuto
e forma è un’opera minore nella filmografia dell’autore, che però conferma il
suo grande talento visuale nella rappresentazione delle sequenze di azione
violenta. Nel cast la coppia Michael Douglas e Andy García è ben assortita (con
il primo sempre sopra le righe), ma altrettanto bravi sono gli attori
giapponesi tra cui Yūsaku Matsuda e Ken Takakura.
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