mercoledì 21 giugno 2017

Love Story (Love Story, 1970) di Arthur Hiller

Oliver Barrett IV è il giovane rampollo di una ricchissima famiglia di finanzieri. Jenny Cavalleri è la splendida figlia di un umile pasticciere italiano. I due si incontrano nella biblioteca dell’università e si innamorano perdutamente l’uno dell’altra. Nonostante la totale opposizione della famiglia di lui, i due ragazzi si sposano con una cerimonia semplice e sobria a cui partecipano solo i familiari di lei. Con la forza del loro grande amore e tanta buona volontà vivono dignitosamente dopo che il severo padre di Oliver gli ha tagliato ogni tipo di sovvenzione economica per lo sgarro subito. Ma, all’improvviso, Jenny si ammala di una grave malattia che necessita di cure molto costose. Oliver è combattuto tra l’amore per la moglie e il suo orgoglio che gli impedisce di umiliarsi andando a chiedere aiuto a suo padre. Celeberrimo melodramma strappalacrime di Arthur Hiller, probabilmente il più famoso in assoluto del suo genere. Ebbe uno straordinario successo di pubblico in tutto il mondo anche se la critica lo bandì senza ritegno come il punto più basso del sentimentalismo cinematografico americano. Francamente è difficile dargli torto. Ma, come spesso accade, i gusti ben più semplici (e masochistici in questo caso) del pubblico di massa vanno spesso in disaccordo con quelli più elitari della critica. I grandi incassi e il copioso fiume di lacrime versato in tutte le sale del globo garantì al film una enorme visibilità e l’Academy Awards lo omaggiò con ben sette nomination “pesanti”, anche se poi l’unico premio che portò a casa fu quello per la struggente (e famosissima) colonna sonora di Francis Lai, che divenne un tormentone di quegli anni, fu rapidamente eletta come base musicale ideale per ogni situazione romantica e fu oggetto di diversi tentativi di imitazione (vedi il caso arcinoto del nostro Anonimo Veneziano con le accuse di plagio al compositore Stelvio Cipriani, poi smentite da una commissione di esperti, anche se noi conosciamo fin troppo bene la furbizia italiana). Eleganti le ambientazioni, coinvolgenti le atmosfere, belli e bravi i due attori protagonisti: Ali MacGraw e Ryan O'Neal. Il film ha avuto anche un anonimo sequel: Oliver's Story (1978) di John Korty, ancora con O'Neal protagonista.

Voto:
voto: 2,5/5

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