Bella è la splendida conduttrice di un programma televisivo sulla chirurgia estetica in cui suo marito René è il chirurgo plastico che si occupa degli interventi sugli ospiti/pazienti. A causa del calo di ascolti il produttore licenzia Bella dicendo che il pubblico è ormai stanco della sua faccia. La donna va su tutte le furie e abbandona lo studio, ma viene coinvolta in uno strano incidente stradale in cui resta sfigurata. Dall'apparente tragedia nasce una clamorosa occasione di riscatto per la donna che, d'accordo col marito, mette in atto un piano diabolico: sebbene le sue ferite al volto non siano gravi i due decidono di simulare una situazione catastrofica per incassare il lauto premio dell'assicurazione e per eseguire in diretta nello show un intervento di ricostruzione facciale proprio su Bella, che alla fine avrà una faccia nuova. Perfida commedia nera di Corsicato, "l'Almodovar napoletano", intrisa di elementi surreali, ironia grottesca, umorismo caustico che oscilla costantemente tra alto e basso, tra citazioni colte e kitsch. Come al solito il regista partenopeo mette in scena una vicenda antirealistica di evidente sapore allegorico, con personaggi quasi cartooneschi, dialoghi scoppiettanti, situazioni stranianti, invenzioni sul limite del simbolismo becero, come l'evidente allusione continuativa tra la bellezza esteriore di un mondo vacuo costruito sul niente e il suo contrappasso (o equivalente, dipende dai punti di vista) costituito dagli escrementi (basti pensare al bizzarro incidente di Bella con la tazza del gabinetto che colpisce il parabrezza dell'auto o alla paradossale scena finale che è un evidente omaggio a Ferreri). Tra una miriade di citazioni (Ferreri, i Coen, Bunuel, Sharman, Wilder) e un accattivante feticismo che trasforma il senso degli oggetti in un astrazione concettuale (la maschera di Bella diventa il simbolo del confine tra realtà e apparenza), l'autore mette sotto tiro le manie estetiche, la corsa all'apparire, il materialismo della nostra società che mette sullo stesso piatto i media e il pubblico, la vanità, il carrierismo, la tv spazzatura, lo spettacolo del dolore, il voyeurismo dei teledipendenti che si interessano più al gossip virale che a una possibile tragedia apocalittica (un asteroide in rotta di collisione verso la terra). C'è tanto e forse troppo in questa parodia dei malcostumi della società moderna, un'opera sicuramente non banale, capace di suscitare sia indignazione che un amaro ghigno risentito più che divertito. Nel cast i più convincenti sono i personaggi femminili con Laura Chiatti a suo agio nei panni dello showgirl viziata e presuntuosa e Iaia Forte irresistibile in quelli di una super cinica capo infermiera. Meno bene i maschi, come Alessandro Preziosi e Lino Guanciale, la cui recitazione inamidata sembra sempre ricordare quella di una fiction televisiva.
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