Connecticut,
1973: mentre l’America è turbata dallo scandalo Watergate, la famiglia borghese
degli Hood, dall’apparenza impeccabile, si trova in un momento di generale impasse.
Il marito Ben ha una relazione senza entusiasmo con la vicina di casa, la
moglie Elena è irritata per le continue menzogne del coniuge e per le sue
ambizioni culturali sempre messe in secondo piano, la figlia adolescente Wendy
fa strani giochi maliziosi con due coetanei, il figlio maggiore è sempre
assente per correre dietro alle ragazze. Per rompere la monotonia della routine
matrimoniale Ben ed Elena partecipano a feste con scambi di coppia ma la cosa
non sembra funzionare molto. L’arrivo di una tempesta epocale che paralizza la
città, causa un blackout, una tragica disgrazia e costringe tutti in casa, darà
modo a ciascuno di riflettere sul proprio comportamento, provocando un
apparente rinsavimento generale. Ma quanto durerà ? Dramma familiare di Ang Lee,
tratto dall'omonimo romanzo di Rick Moody, che riflette amaramente sul
perbenismo della borghesia americana degli anni ’70, che, sotto la facciata di pavido
conformismo e di presunta emancipazione giovanile, nasconde profonde
insoddisfazioni, drammi personali, demoni interiori, miseria morale. Asettico e
glaciale dal punto di vista figurativo, in bilico tra commedia e tragedia, smaschera
l’assoluta confusione giovanile, alla ricerca di una propria identità (anche
sessuale), di cui però non sono esenti neanche gli adulti, ancora più
pateticamente persi tra voglie inconfessabili, desideri repressi e delusioni
recondite. L’istituzione familiare, che dovrebbe essere il porto sicuro per
antonomasia, diventa qui il centro nevralgico di frustrazioni, depressioni e
risentimenti. Nonostante il potenziale della storia il film non graffia come
dovrebbe ma si mantiene costantemente sul filo di un manierismo raffreddato e
di una grigia prevedibilità. Buono il cast con Kevin Kline, Joan Allen,
Sigourney Weaver, Tobey Maguire, Christina Ricci ed Elijah Wood. Vincitore del
premio per la migliore sceneggiatura, a James Schamus, al 50° Festival di
Cannes.
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