Nell’anno
2027 l’umanità è condannata all’estinzione perchè colpita da una forma di sterilità
su scala globale che impedisce la procreazione. Ovunque imperversano guerriglie,
fame, atti vandalici, sommosse e soprusi ai danni dei più deboli come gli
immigrati o le classi proletarie. L’Inghilterra è succube di un regime
totalitario che tratta profughi ed extra comunitari come bestie, ammassandoli
in pericolosi quartieri ghetto in preda al degrado e alla brutalità quotidiana.
Quando una giovane donna africana resta miracolosamente incinta dopo circa 20
anni da cui non ci sono più nuove nascite, l’ex militare Theo si fa avanti per
proteggerla e portarla fuori dalle zone pericolose, verso un’area franca nelle
isole Azzorre. Questo vibrante thriller di fantascienza apocalittica di Alfonso
Cuarón, tratto da un romanzo di P.D. James del 1993, è un film duro e teso,
dalla messa in scena rudemente realistica all’insegna di una truce efferatezza
visiva e concettuale. Cupo e nichilista nel disincanto dei personaggi
principali, si svolge come un lungo inseguimento al cardiopalma sul filo
sottile di una speranza per il futuro dell’umanità, una speranza che, non a
caso, ha i tratti somatici dell’Africa, quel terzo mondo troppo a lungo
sfruttato e bistrattato che adesso ci invade con il suo “esercito” di
disperati. La messa in scena frenetica ed iperrealista si avvale della bella
fotografia grigia di Emmanuel Lubezki e del frequento utilizzo di piani
sequenza o di sequenze di battaglia concitate, realizzate con la videocamera a
spalla, che immergono letteralmente lo spettatore in un caos di furiosa
violenza visiva e sonora, con un approccio da documentario bellico. Di buon
livello il cast con Clive Owen, Michael Caine, Chiwetel Ejiofor, Claire-Hope
Ashitey e Julianne Moore, protagonista di una scena di alta intensità
drammatica. Memorabile, per realizzazione tecnica e potenza espressiva, la
sequenza dei carri armati che colpiscono il palazzo. Senza frontiere, senza
nazionalismi e senza bandiere, questa pellicola di Cuarón si pone come un tenebroso
monito globale rivolto all’umanità contro ogni forma di disumanizzazione, di
discriminazione e di prevaricazione. Si avvale di una magnifica colonna sonora
eterogenea che spazia da Lennon a Battiato, dai Rolling Stones ai Radiohead,
dai Deep Purple ai King Crimson, senza dimenticare il gustoso omaggio ai Pink
Floyd con il maiale della copertina di “Animals”
che svolazza nel cielo di Londra.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento