Bridget
Jones, londinese trentenne, nubile, non molto in forma e impiegata in una casa
editrice, si barcamena tra diete, buoni propositi, frustrazioni quotidiane e
voglie di tenerezza. Incapace di trovare l’uomo giusto e di mantenere il suo
umore stabile, la donna sceglie di darsi una regolata, inizia a scrivere un
diario e passa ad un abbigliamento più sexy, grazie al quale riesce ad andare a
letto col suo capo, il farfallone Daniel Cleaver. Dopo aver capito che la
relazione non andrà mai oltre l’avventura sessuale, Bridget inizia a
frequentare il serioso Mark Darcy, che però le si rivela come un pedante
mammone fissato per il lavoro. Ma, a volte, le apparenze ingannano. Frizzante
commedia rosa di Sharon Maguire, tratta dall’omonimo best seller della giornalista Helen Fielding, è stato uno dei film
rivelazione dell’anno 2001, facendo segnare un grande riscontro di pubblico ed
un impensabile incasso al box office
(281 milioni di dollari a fronte di un budget speso di 26 milioni). Per quanto
sia una commedia innocua, sempliciotta, scontata e prevedibile nei suoi
sviluppi da soap opera, la chiave del
suo successo è tutta nel personaggio di Bridget, tratteggiato con innegabile
furbizia per la sovra esposizione di fragilità, nevrosi, difetti fisici e
cattive abitudini, ovvero tutte quelle cose di cui una donna non parlerebbe mai
apertamente, in una società schiava dell’immagine in cui il non essere
omologati con look e comportamenti di
moda significa essere automaticamente esclusi dal giro che conta e banditi come
sfigati. L’autoironia di Bridget e il suo essere lontana da quei modelli
estetici di perfezione femminile con cui i media ci bombardano quotidianamente,
hanno reso immediatamente il personaggio adorabile, simpatico ed irresistibile
per tutte le donne che si sentono inadeguate, imperfette, e insicure, che si
sono immediatamente identificate con la maldestra protagonista. Ma,
probabilmente, anche il partito di minoranza delle così dette “gnocche” (tanto per
usare il linguaggio moderno) avrà trovato elementi di solidale empatia con la
nostra amabile biondina. A tutto questo, ovviamente, va aggiunta la notevole
interpretazione di Renée Zellweger (ingrassata per l’occasione e perfetta anche
nell’esibizione di un invidiabile accento british),
che, grazie a questo film, ha ottenuto una grande notorietà internazionale e la
sua prima nomination agli Oscar. A completamento del cast ci sono Colin Firth, Hugh
Grant, Jim Broadbent e Gemma Jones. Il film vede naufragare le sue vaghe
ambizioni di disincantata parabola ironica sul disagio generazionale dei
trentenni di oggi, viziati e insoddisfatti, nella fragilità dell’impianto
narrativo e nel suo persistente disimpegno. Sull’onda del grande boom commerciale la pellicola ha dato
vita a due seguiti: Che pasticcio,
Bridget Jones! (2004) e Bridget
Jones's Baby (2016), sempre con la Zellweger
protagonista.
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