Tim
Thomas, ingegnere depresso e tormentato dai sensi di colpa per un terribile
errore commesso in passato (per distrazione ha provocato un disastroso
incidente stradale che ha causato sette vittime tra cui sua moglie), si lancia
anima e corpo in una missione di redenzione: assume l’identità di suo fratello
Ben, che lavora per l’agenzia delle entrate, e si mette alla ricerca di sette
persone “degne”, sconosciute e afflitte da un serio problema per cambiar loro
la vita in meglio tramite un gesto straordinario. Ma il suo incredibile piano
entra in crisi quando il nostro si innamora di Emily Posa, una bella
cardiopatica finita sulla sua lista. Il secondo film hollywoodiano di Gabriele
Muccino, ancora con il divo Will Smith mattatore protagonista, è un ambizioso
dramma irrealistico, sospeso tra follia e misticismo, che porta a livelli
parossistici concetti cristiani come espiazione e salvazione. Patinato nella
forma, tronfio nel suo greve moralismo, prevedibile nell’evoluzione (nonostante
il tentativo di confondere lo spettatore tramite la struttura a flashback temporalmente sfalsati),
sdolcinato nella sua retorica sentimentale, edificante nel suo buonismo sensazionalistico,
pateticamente straziante nel suo incedere doloroso e programmaticamente
lacrimoso nel finale effettistico, è una grossolana fiera dozzinale di buoni
sentimenti in bilico tra il favolistico e il ridicolo. In America è stato
bollato dai critici, in Italia c’è stata qualche labile apertura, ma il
pubblico, in generale, non lo ha disprezzato. Nel cast, tra Will Smith, Woody
Harrelson, Michael Ealy e Barry Pepper, la più convincente è una dolente Rosario
Dawson. Il termine “Pound” in inglese
ha molti significati oltre a quello di “anima”, ma il più probabile (al di là
della scelta di traduzione della distribuzione italiana) è quello, di
ispirazione shakespeariana, di “libbra” (di carne) per saldare il proprio debito
con il destino.
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