giovedì 13 luglio 2017

The Life of David Gale (The Life of David Gale, 2003) di Alan Parker

David Gale, brillante professore di filosofia presso l’Università del Texas e indomito attivista del movimento in favore dell’abolizione della pena di morte, viene arrestato e condannato alla pena capitale per l’omicidio di una sua collega, Constance Harraway. Proclamandosi sempre innocente, Gale, in attesa dell’esecuzione nel braccio della morte, si mette in contatto con una grintosa giornalista, Bitsey Bloom, ottenendo di essere intervistato per rendere pubblica la sua storia e la sua versione della verità. Durante il racconto dell’uomo, la Bloom si convince della sua innocenza e comincia a indagare per conto suo nel tentativo di salvarlo, in una disperata corsa contro il tempo. Ma ciò che scoprirà andrà oltre ogni possibile immaginazione. Avvincente thriller d’impegno civile diretto da Alan Parker con ritmo teso, messa in scena aspra, approccio “a tesi” e la consueta inclinazione al sensazionalismo effettistico che, probabilmente, lascerà a bocca aperta il pubblico medio ma non potrà non far storcere il naso allo spettatore più attento ed esigente. Non è facile commentare questo film senza rivelare dettagli della trama che non devono in alcun modo essere svelati, per non rovinare la sorpresa di un lungo finale dal forte effetto spiazzante che contiene ben tre colpi di scena (attenzione quindi a non allontanarsi prima dei titoli di coda). Ma quello che doveva essere il maggior punto di forza (l’imprevedibile twist ending) si rivela, invece, una imperdonabile debolezza che sposta il film su un piano totalmente inverosimile, paradossale, machiavellico, macchinoso e, ad un certo livello, addirittura controproducente rispetto alla causa sostenuta dall’autore. L’accumulo ridondante di situazioni forti dell’epilogo finisce per stordire e sprecare quanto di buono seminato in una prima parte indubbiamente appassionante, concepita come un serrato film d’inseguimento in cui il cacciatore è il tempo. Molto buono il cast con Kevin Spacey, Kate Winslet, Laura Linney, Lee Ritchey e una super sexy Rhona Mitra, che ci regala una sequenza “bollente” non facile da dimenticare. E più un’occasione mancata che un’opera effettivamente compiuta, con la netta sensazione che tutto sia stato pensato in funzione del colpo di teatro finale. Al pubblico mainstream potrebbe anche piacere molto.

Voto:
voto: 3/5

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