Ispirato alla tragica storia vera della trevigiana Elisa Girotto, che aveva già catturato l'attenzione dei mass media ben prima che il film fosse in cantiere. Elisa è una giovane donna in cinta che scopre di avere pochi mesi di vita a causa di un tumore in stadio avanzato. Riesce a partorire, ma muore pochi istanti dopo aver dato alla luce la piccola Anna. Prima di morire Elisa ha disposto 18 regali da donare a sua figlia ad ogni suo compleanno fino alla maggiore età, a cui lei non potrà assistere. Ad occuparsi del "rito" sarà il marito Alessio, padre dolce e amorevole nonostante tutte le difficoltà del caso. Alla vigilia del suo 18-esimo compleanno Anna esplode la sua rabbia, a lungo repressa, per il disagio dell'assenza materna e l'insofferenza verso un rituale che considera "macabro". La ragazza scappa di casa in preda alla frustrazione, ma viene investita da un'auto in una serata di forte pioggia. Perde i sensi e riporta un lieve trauma cranico, ma quando si risveglia non può credere ai suoi occhi. I drammi di questo tipo, basati su storie di forte impatto tragico (ancora più forte se si tratta, come in questo caso, di vicende reali), con lutti familiari, morti dolorosamente premature e l'innaturale interruzione anzitempo del rapporto più potente esistente in natura (quello madre-figlio), sono sempre ad alto rischio di ricatto sentimentale e di trucido effettismo lacrimevole nei confronti del pubblico. Un rischio che viene evitato in questo film del torinese Francesco Amato, prodotto da Netflix, che dimostra di avere la giusta dose di misura e di sensibilità per raccontare questa storia toccante con dolente partecipazione, garbata commozione, ma senza scadere negli eccessi patetici o nella morbosa spettacolarizzazione del dolore. Tutto questo grazie all'accorta lucidità del regista, alla supervisione del marito di Elisa Girotto, che ha collaborato alla scrittura della sceneggiatura, ed alla bravura delle attrici protagoniste: Vittoria Puccini e Benedetta Porcaroli. In particolare la Puccini dimostra le sue doti di interprete garbata, elegante, rigorosa ed espressiva, capace di non andare mai fuori misura, mantenendo il patos interiore a fior di sguardo e senza mai perdere l'empatia dello spettatore. La svolta del film nel fantastico è forse il suo aspetto più interessante, perchè scompiglia la trama e l'arricchisce con elementi simbolici, realistiche conflittualità e vertigini emotive, senza mai smarrire quel pudore espressivo che si deve verso un racconto del genere.
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