La città di Bologna è terrorizzata da un serial killer soprannominato "Iguana", che uccide le sue vittime in maniera efferata e poi ne assume l'identità, diventandone una sorta di "clone" redivivo. L'ispettrice Grazia Negro arriva da Roma per indagare sul caso e trovare un filo conduttore tra i delitti. Sarà aiutata da Simone, un ragazzo cieco di grande sensibilità ossessionato da suoni e rumori, che ascolta di continuo con un apparecchio tecnologico associandoli poi ad un colore. Un giorno il giovane capta la voce dell'assassino, e ne "vede" il colore. Acclamato esordio del regista Alex Infascelli con un thriller psicologico di suspense, tratto dal romanzo omonimo di Carlo Lucarelli, e costruito interamente sulle suggestioni, su un cupo intimismo emotivo, volto a rendere lo spettatore partecipe della prospettiva di Simone, che non riesce a vedere, ma sa sentire, percepire, intuire. La narrazione è, quindi, destrutturata e a volte un po' caotica, sicuramente non aiutata da una trama esile e da personaggi monodimensionali scritti in maniera superficiale. L'approccio è encomiabile, le intenzioni sono ottime, ma il risultato finale non è all'altezza delle alte ambizioni. Il clima macabro che deriva dalle ambientazioni deve più di qualcosa ai thriller di David Fincher e la regia, nella sua evidente voglia di strafare per apparire innovativa, è più vicina all'estetica del videoclip (da cui il regista proviene) che a quella del cinema d'autore. Nel cast Claudio Santamaria, nel ruolo del non vedente protagonista, è il più convincente. Il film ha riscosso un buon successo, più di critica che di pubblico, vincendo molti premi italiani dell'anno 2000. Un entusiasmo eccessivo per un prodotto fin troppo sopravvalutato. Il titolo è quello di un brano di Chet Baker, cantato da Elvis Costello, che fa parte della colonna sonora, insieme a musiche originali (un po' invadenti) composte dal gruppo Massimo Volume.
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